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Parigi 2024, pure le medaglie patacca: cosa accade dopo pochi giorni

Pietro Senaldi
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Ci mancavano solo le medaglie patacca, in queste Olimpiadi, nobilitate da atleti straordinari ma svillaneggiati dall’indifferenza egotica del padrone di casa, Emmanuel Macron, che si atteggia a chi ha vinto solo per il fatto di ospitarle, anche se il merito di aver portato i Giochi a Parigi per la terza volta non è suo ma del predecessore, Francois Hollande. Vatti a fidare dei campioni di skateboard, una delle ultime discipline ammesse a gareggiare nei cinque cerchi. Chi la pratica, tra acrobazie a rotelle e salti mortali, non può essere che sfrontato e un po’ folle, ma anche genuino. È lo sport dei ragazzini, e per gareggiare ai massimi livelli bisogna restare tali anche a trent’anni. Capita così che il californiano Nijah Huston, fresca medaglia di bronzo ancorché sia considerato il migliore skater al mondo, se ne esca con il candore di un bambino per comunicare ai cinque milioni di persone che lo seguono sui social che «questa medaglia è bellissima, ma non di grande qualità: ha solo una settimana e sembra già vecchia». Il vecchio ragazzo ha fatto l’errore di giocarci prima di metterla in bacheca: l’ha prestata agli amici nel fine settimana e ha fatto un paio di piroette con il suo skate tenendosela al collo e sudandoci sopra. Risultato, siccome è di rame e non di bronzo, si è ossidata e ora, per rinvigorirla, il campione dovrà sottoporla a bagni di aceto e sale. «È ruvida, sembra che sia andata in guerra» si lamenta la star, mentre i suoi fan lo canzonano chiedendogli se per caso non l’abbia vinta cinquant’anni fa... Se sapesse far girare le rotelle del cervello come quelle che ha sotto lo skate, che domina a meraviglia, Huston avrebbe potuto ironizzare dicendo che la medaglia patacca gli è caduta nella Senna inquinata, ma non si può pretendere troppo: onore alla capacità di ribellarsi al politicamente corretto, che vuole i vincitori felici a prescindere.


DI PREZIOSO C’È BEN POCO
Facile commentare che non casca il mondo se il medagliato non si può rivendere la patacca a un compro-oro e chiuderla lì. Anche perché non guadagnerebbe molto dato che i premi sono stati realizzati con materiali riciclati, fra cui alcuni pezzi di ferro provenienti dalla Tour Eiffel. Tutto, ovviamente, in nome dell’impronta green che gli organizzatori hanno voluto imprimere a forza ai Giochi. E quindi si scopre che, oltre ai rottami della Dame de fer, di tracce di metalli preziosi ce ne sono ben poche. Basti pensare che la medaglia d’oro, quella che dovrebbe essere la più preziosa, è valutata appena 950 euro. Dei 529 grammi, appena l’1.3% è oro, mentre il resto è lo stesso argento di cui sono fatte i trofei dei secondi classificati. Peggio ancora va a chi si classifica terzo, come lo skater americano. I 455 grammi del bronzo sono al 95% rame e al 5% zinco.

 

 

ATLETI DIMENTICATI
Ma la vicenda è più rivelatrice di quanto non sembri. Le medaglie sono il piatto forte del carrozzone olimpico, l’obiettivo per il quale tutti i protagonisti del grande show si sono preparati per una vita; contano più dei ballerini e dei guitti della cerimonia inaugurale, di quei Dionisi che l’art director aveva truccato da Gesù Cristo, tanto per fare un esempio. Il premio allo sforzo non dev’essere solo simbolico, non va bene che sia artificiale, ideologico e svilente come tutto quello che gli organizzatori hanno messo dentro questa edizione, tanto per intenderci... Macron ha speso più soldi per fallire nel ripulire il suo fiume inquinato, missione sul cui altare ha sacrificano un miliardo e mezzo di euro, che per forgiare le medaglie degli atleti, sulle quali non ha investito neppure il denaro risparmiato sulla bolletta dell’aria condizionata o facendo mangiare chi doveva gareggiare in una sorta di mensa dei poveri, della quale si sono lamentati tutti.

Domenica sera, previsione semplice, il presidente si vanterà dei Giochi, come se la riuscita fosse merito suo. In realtà, Macron ha fatto di tutto per rovinare queste Olimpiadi, tentando di sovrapporre la sua ideologia alle competizioni. Cercava un rilancio d’immagine, ha raccolto critiche e deve ringraziare il ricco medagliere della Francia se non gli verrà presentato il conto che si merita. A salvarlo sono stati gli atleti che lui ha umiliato, non mettendoli nelle condizioni migliori per gareggiare, cosa che era il suo unico dovere. Huston si dia pace. Se riuscirà a vincere anche nel 2028, nella sua Los Angeles, sicuramente avrà una medaglia di miglior foggia. Per ora, a lui e a tutti gli altri, non resta che accontentarsi: l’unico bronzo puro a Parigi di questi tempi è quello della faccia di Macron, monsieur insensibilità.

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