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Parigi 2024, atleti italiani sconfitti non solo dagli avversari

Leonardo Iannacci
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C’ è un vecchio film comico con Totó e Aldo Fabrizi dal titolo I tartassati che rende bene l’idea delle vittime di piccoli e grandi soprusi nell’esistenza quotidiana. Quello che sta succedendo alle Olimpiadi di Parigi, dove non passa giorno in cui non vadano in scena furti ai danni di atleti italiani, fa sinceramente poco ridere, anzi causa travasi di bile. Di queste ore divampano le polemiche legate al Settebello, defraudato nel quarto di finale che ha visto gli azzurri soccombere, ai rigori, con l’Ungheria.

Una disfida seminata da roventi polemiche con la nostra squadra imbufalita per un episodio che ha inciso sull’esito infausto della partita. Ricapitoliamo i fatti: il jury della World Aquatics ha rigettato il sacrosanto ricorso presentato dall’Italia in seguito all’espulsione di Condemi nel secondo quarto, decisione che ha portato al conseguente gol del 3-3 italiano annullato con un incomprensibile rigore concesso agli ungheresi. Dopo l’audizione dello stesso giocatore azzurro, del vicepresidente della Fin, Giuseppe Marotta, e del direttore tecnico azzurro, Fabio Conti, il jury ha stabilito che la partita non si rigiocherà, ma Condemi non verrà squalificato, il suo colpo non era violento.

 

 

Resta, però, il paradosso: questa decisione conferma che il gesto del giocatore italiano non era tale da essere sanzionato in quel modo e, che, quindi, l'errore degli arbitri è stato palese. «Mi chiedo cosa possano imparare i bambini da un atto come quello di ieri, in cui la politica è al di sopra dello sport» è stato il commento del povero Condemi. Ma quello che è accaduto nella piscina della Dèfense è soltanto l’ultimo dei vergognosi accadimenti che hanno visto un azzurro penalizzato ai Giochi, non cornuto ma mazziato.

Dalla scherma altre decisioni che hanno fatto del male ai nostri: in prima fila ricordiamo le lacrime di Arianna Errigo nel fioretto femminile. Dopo essere stata sotto 8-2 e aver rimontato fino al 14 pari, una decisione del giudice che ha consultato il video perché incapace di decidere, ha stabilito che era stata la statunitense Sgruggs ad aver avuto la priorità nell’azione e a meritare il passaggio del turno. Roba da far imbestialire chiunque, primo fra tutti il ct Cerioni che ha dato in escandescenze.

Stessa spiaggia, stessa vergogna quando si è deciso l’oro del fioretto maschile che ha visto Pippo Macchi truffato: opposto al campione olimpico Cheung sul 14-14, l’azzurro ha piazzato una stoccata chiarissima ma l’arbitro Huang di Taipei ha fatto ripetere il punto sino all’azione che ha condannato Macchi all’argento.

Da qui, altra sceneggiata con parole al cielo dell’invelenito Cerioni. Dalla scherma al judo. In questo caso la nostra Giuffrida è stata derubata di una medaglia di bronzo nella categoria -52 kg non una ma due volte: nella semifinale e nella finalina per il bronzo. Nella sfida per il posto più basso del podio con la brasiliana Pimenta, l’atleta azzurra è stata penalizzata dagli arbitri. Nella fattispecie sono state comminate alla Giuffrida tre penalità (nel linguaggio del judo shido) che l’hanno costretta a cedere anche la medaglia meno pregiata, suo sogno da sempre.

Dalla pedana del judo al ring della boxe, nuove vergogne, a partire dall’annosa questione Khelif-Carini sulla quale si è già scritto tutto e il contrario di tutto. Preferiamo, quindi, ricordare il furto con scasso subito dall’azzurro Aziz Abbes Mouhiidine allorchè un uppercut violento alla credibilità del pugilato olimpico è stato portato domenica scorsa quando Aziz si è visto scippare l’incontro degli ottavi di finale (categoria 92 kg) dal Lazizbek Mullojonov.

L’azzurro aveva vinto nettamente ma un punteggio fantascientifico per quello che si era visto sul ring è stato deciso dagli arbitri a favore del rivale uzbeko 4-1 e il povero Aziz è andato a casa. Ultima considerazione: stupisce, in tutti questi scandali evidenti, come il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sia stato parecchio sui suoi passi, criticando solo la vicenda della Giuffrida ma rimanendo parecchio zitto sul resto mentre non pochi dei suoi azzurri venivano tartassati. E non c’era veramente nulla da ridere.

 

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