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Parigi 2024, Imane Khelif e Lin Yu Ting: le due pugili intersex in corsa per l'oro

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A giocarsi l'oro nella boxe femminile, categoria 57 kg, alle Olimpiadi di Parigi non c'è solo l'algerina Imane Khelif ma anche la taiwanese Lin Yu Ting, entrambe finite al centro della polemica per via del loro essere intersex. Le due, ammesse quest'anno dal Cio ai giochi olimpici, sono state invece espulse dai Mondiali dell'anno scorso dall'Iba per via di livelli di testosterone giudicati troppo alti.

La pugile turca Esra Yildiz Kahraman, sconfitta da Lin Yu Ting, ha fatto il simbolo della doppia X, l’impronta genetica che distingue le femmine dai maschi. Una forma di protesta rispetto alla decisione del Comitato olimpico di ammettere l'atleta alle gare di Parigi. Una certa insofferenza nei confronti di queste due pugili è stata mostrata nei giorni scorsi anche dall'italiana Angela Carini, che si è ritirata dall'incontro con la Khelif dopo soli 45 secondi; e dalla pugile ungherese Luca Anna Hamori, che ha denunciato l’imparità del confronto sui social. Poi c'è stata la bulgara Svetlana Kamenova Staneva, che ha mostrato la doppia X alla fine del combattimento con la taiwanese. Infine lo stesso gesto fatto anche dall'atleta turca.

 

 

 

Ora, tra la taiwanese Lin Yu Ting e l’oro resta solo la polacca Julia Szemereta. Intanto, il presidente di Taiwan Lai Ching-te non solo ha difeso la pugile del proprio Paese ma ha anche puntato il dito contro chi l'ha accusata di essere uomo: "Nonostante le dichiarazioni fuorvianti dell'Iba (International Boxing Association) e le intimidazioni da più fronti, sta andando avanti con classe e compostezza. Siamo dalla tua parte. Dai il massimo!", ha scritto su X. Lai, nel frattempo, ha incaricato il governo di Taiwan di intraprendere un'azione legale dopo i Giochi: "Gli aspetti legali, con tutte le prove e le informazioni già raccolte dagli avvocati, saranno molto probabilmente affrontati dopo la competizione", ha detto il portavoce del gabinetto Chen Shih-kai in una conferenza stampa.

 

 

 

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