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Calcolo renale, per Tamberi un avversario quasi imbattibile

 Tamberi

Fabrizio Biasin
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 La notizia peggiore arriva poco prima della semifinale dei 100 metri e ce la comunica via Instagram il diretto interessato, Gimbo Tamberi: «Incredibile...
Non può essere vero. Ieri, 2 ore dopo aver scritto “me lo merito” sui social, ho avvertito una fitta lancinante ad un fianco. Pronto soccorso, tac, ecografia, analisi del sangue... Probabile calcolo renale. E ora mi ritrovo, a 3 giorni dalla gara per cui ho sacrificato tutto quanto, sdraiato in un letto, impotente, con 38.8 di febbre...». Una mazzata micidiale per una delle punte azzurre, una medaglia praticamente annunciata, anche se lo sport certezze non ne dà. E figuriamoci quando ci si mette la rogna, la iella, la sfortuna nera e infame: si presenta sotto forma di guaio al rene e va a colpire il nostro portabandiera, già splendida medaglia d’oro tre anni fa a Tokyo (mentre a Rio, nel 2016, l’azzurro marcò visita per un infortunio alla caviglia poco prima dei Giochi).

Ancora Tamberi: «Sarei dovuto partire oggi (ieri ndr) per Parigi e iniziare il mio percorso verso questo grande sogno e invece sono stato consigliato di posticipare il volo a domani (oggi ndr), nella speranza che, con un po’ di riposo, questo incubo finisca». Perché effettivamente di incubo si tratta. Serve un piccolo miracolo per sperare che Gimbo possa farsi trovare in pedana per i salti di qualificazione (mercoledì alle 10.05 del mattino, finale in programma sabato), perché - parola di medici - febbre alta significa infezione e in questi casi pensare di posticipare l’intervento vuol dire prendersi un rischio troppo grande.


E allora non si può fare altro che sperare e fare come Tamberi: «...Non mi resta che aspettare e pregare... Non mi merito tutto questo, ho fatto di tutto per questa Olimpiade, di tutto. Non me lo merito davvero. Una sola cosa è certa, non so come ci arriverò, ma io in quella pedana ci sarò e darò l’anima fino all’ultimo salto, qualsiasi sarà la mia condizione. Lo giuro a voi ma ancora prima lo giuro a me stesso!». Preghiamo insieme.

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