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"Nessuno si è bevuto la balla". Giochi arcobaleno: cosa c'è dietro l'attacco del Papa a Macron

Andrea Muzzolon
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L’Ultima Cena in salsa parigina, un concentrato di blasfemia spacciato come massima espressione del concetto di inclusione, ha lasciato basito il mondo. Dalla Madonna queer che dirige le danze, agli stacchetti osé della donna barbuta, fino al puffo omosessuale al centro del grande tavolo sulla Senna: la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici è stata una raccolta di provocazioni sguaiate che non hanno certo reso onore alla Francia. E ora, dopo che lo sdegno si era levato praticamente unanime da tutta la comunità cattolica, è arrivata solenne e inappellabile la parola del Vaticano. «La Santa Sede è rimasta rattristata da alcune scene della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi e non può che unirsi alle voci che si sono levate in questi giorni per deplorare l’offesa recata a tanti cristiani e credenti di altre religioni».

Non sono bastate le giustificazioni, fuori tempo massimo, del direttore della cerimonia Thomas Jolly che aveva provato a mascherare la performance come la rievocazione di una festa pagana legata all’Olimpo. Una versione tanto zoppicante da costringere lo stesso Jolly a chiedere successivamente scusa: «La nostra intenzione era mostrare tolleranza e comunione. Se qualcuno è stato offeso, noi ce ne scusiamo». Del resto, erano stati gli stessi protagonisti dell’esibizione a confermare la matrice religiosa della raffigurazione. La “Madonna” Barbara Butch, ricondividendo la foto della tavolata queer, aveva scritto: «Oh sì! Il Nuovo Testamento gay!». Con buona pace di chi provava a gettare acqua sul fuoco.

 

 

E, infatti, davanti a cotanta ipocrisia, il comunicato diffuso dal Papa non ha potuto fare altro che rincarare la dose, parlando di «allusioni che ridicolizzano le convinzioni religiose di molte persone» all’interno di «un evento prestigioso dove il mondo intero si riunisce attorno a valori comuni». Il Vaticano poi non ci sta ad assecondare quanti, all’indomani della messa in scena, si sono riscoperti paladini della libertà d’espressione che «ovviamente non viene messa in discussione» ma «trova il suo limite nel rispetto per gli altri». Rispetto: ecco cos’è mancato.

La nota diffusa dalla Santa Sede assume particolare peso se si considera che già la Conferenza episcopale di Francia aveva pesantemente attaccato la scelta di rievocare il celebre dipinto di Leonardo in salsa omosessuale. «Deploriamo in modo molto profondo le scene di derisione e di scherno sul cristianesimo», avevano scritto i vescovi transalpini, puntando poi il dito contro la direzione artistica dell’evento: «Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che si sono sentiti feriti. Auspichiamo che capiscano come la festa olimpica vada molto al di là dei partiti presi ideologici di qualche artista».

La blasfemia mandata in onda in mondovisione ha però convinto lo stesso Papa Francesco a intervenire. Poche righe, ferme, ragionate. Come la delicatezza che il tema impone. Non la reazione di pancia che qualche detrattore avrebbe sperato. Una presa di posizione netta e che sa di sferzata a Emmanuel Macron. Non ci azzarderemmo mai a mettere nella bocca del Papa qualcosa che non ha mai detto, ma agli osservatori più attenti non sarà sfuggito il fatto che il Pontefice e il Presidente francese si erano visti proprio di recente. A Borgo Ignazia, in occasione del G7 in Italia, si era tenuto un bilaterale durante il quale i due si erano confrontati a lungo.

E, fra le altre cose, era emerso il tema dell’inserimento del diritto all’aborto all’interno della Costituzione francese. Un unicum in Europa che, ovviamente, la Chiesa non ha visto di buon occhio. Potremmo poi mettere la mano sul fuoco che in quell’occasione Macron si sia ben visto dall’anticipare cosa bollesse nel calderone olimpico in vista dell’inizio dei Giochi.

Tutti i nodi sono probabilmente tornati al pettine quando il pianeta ha assistito- e si è rivoltato a gran voce - alla riedizione macroniana dell’Ultima Cena.
Per non finire nel tritacarne della polemica, probabilmente Francesco ha preferito aspettare. Ma rimanere inermi alle manie di onnipotenza di Macron era impossibile. Del resto a Le Président l’ambizione e la tracotanza non mancano: chissá che, da egemone della politica mondiale, un giorno si sia svegliato e abbia deciso di puntare più in alto. Magari, al cielo.

 

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