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Parigi 2024, la Francia annega in un oceano di superficialità

Fabrizio Biasin
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Ok, si rischia di fare la figura dei “piangina” ed effettivamente è così, frignamo. E però, cari francesi, ci siam rotti le balle di assistere ogni giorno a un delirio sportivo. E ci teniamo a ribadirlo, “sportivo”, ché lasciamo volentieri agli altri le tonnellate di polemiche politiche e qui, in queste semplici pagine olimpiche, scegliamo di puntare il dito contro la sciatteria transalpina, quella del Villaggio dove si mangia malissimo (lo dicono gli atleti), si dorme anche peggio (lo dicono gli atleti), fa un caldo porco ed è normale ad agosto ma, diamine!, vi siete dimenticati l’aria condizionata!

Un’edizione dei Giochi che ha scelto le acque purissime della Senna per stordire i triatleti (qualcuno li ha più rivisti dopo la gara?), che si è persa tra giurie e regolamenti strampalati come nella gara del judo a squadre, laddove colossi da 140kg hanno affrontato avversari da 80 (robe da matti); e, certo, quest’ultima non è affatto colpa dell’organizzazione francese, ma a loro, ai galletti, possiamo certamente chiedere spiegazione di quanto accaduto ieri sera sulla pedana del peso.

A un certo punto si mette a piovere, succede, i finalisti sono invitati a proseguire nella sequenza di lanci ma scivolano come enormi trottole. E quelli, gli atleti, chiedono umilmente: «Potete passare il mocho?», ma nessuno si prende la briga di interrompere la gara. E allora la sfida si trasforma in farsa, poi lor signori si accorgono che è il caso di intervenire e spazzano via l’acqua alla meglio. Tutto imbarazzante.

Perché questa è l’Olimpiade, mica il meeting dell’oratorio, e così come loro, gli atleti, devono stare attenti ad ogni dettaglio, anche gli organizzatori dovrebbero fare lo stesso. E invece no, si è deciso di puntare tantissimo sulla grandeur, su una bellezza artefatta e smascherata qualche giorno fa da quattro parole firmate Thomas Ceccon: «Qui si mangia male». Definitivo.

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