Angela Carini nel mirino della sinistra, il rifiuto che spiazza le opposizioni
Dopo la bufala dell’incarico già promesso dal governo ad Angela Carini, ecco quella dei soldi russi mai accettati da nessuno. Prosegue senza sosta il linciaggio mediatico della sinistra contro la nostra pugile, colpevole di non essersi inchinata all’ideologia woke.
Una aggressione che, guarda caso, è partita pochi minuti dopo l’incontro tra la stessa Carini e il premier Giorgia Meloni. Lei, la pugile, l’ha ringraziata per le parole che le ha dedicato. Gli altri, la sinistra, l’hanno messa nel mirino. Il gioco è chiaro: attaccare Angela per colpire il governo “delle destre”. Così dopo aver messo in campo l’artiglieria dei media di sinistra, ieri c’è stata l’escalation quando sul ring sono saliti alcuni esponenti più o meno noti del campo largo, come il piddino Alessandro Zan (quello che si è fatto affondare la legge che portava il suo nome dai suoi stessi parlamentari) o il segretario di +Europa Riccardo Magi.
A scatenare l’attacco è stato l’annuncio della federazione internazionale di pugilato l’Iba - di voler premiare con 100 mila dollari (50 all’atleta e 25 a testa ad allenatore e federazione) tutti i medagliati olimpici, compresa la Carini. Il presidente dell’Iba, il russo Umar Kremlev, in una nota ha confessato che al termine dell’incontro tra l’italiana e l’algerina Imane Khelif «non riuscivo a guardarla mentre piangeva e non posso rimanere indifferente a una situazione del genere. Non capisco- si legge nella nota- perché uccidano il pugilato femminile».
L’Iba è anche l’organizzazione che non ha ammesso la Khelif e la taiwanese Lin Yu Ting ai Mondiali dello scorso anno per i noti problemi di testosterone. Proprio da questa esclusione, non confermata dal Cio per quanto riguarda i Giochi, sono nate tutte le polemiche attorno alle atlete intersessuali. Piccolo problema: l’Iba per il Cio non è più interlocutore credibile da dopo il disastro dei Giochi di Rio 2016 quando a Olimpiadi in corso vennero mandati a casa e poi radiati per corruzione 36 tra giudici e arbitri -. Da allora è in corso una battaglia di nervi tra le due istituzioni. Senza contare che il presidente dell’Iba è personaggio piuttosto chiacchierato: vicinissimo a Vladimir Putin - tanto da aver riammesso Russia e Bielorussia con inni e bandiere agli ultimi mondiali -, è accusato di aver conquistato la presidenza grazie ai quattrini di Gazprom. E proprio la «totale mancanza di trasparenza finanziaria» è uno dei motivi per i quali il Cio ha tolto ogni tipo di riconoscimento all’Iba e sospeso il pugilato dai Giochi di Los Angeles 2028.
La nostra Federazione si è subito affrettata a comunicare che: «Relativamente all’offerta economica avanzata dal presidente Iba, Umar Kremlev a favore della Fpi, la Federazione pugilistica italiana smentisce riguardo l’ipotesi di accettazione di qualsivoglia premio in denaro». Il comunicato non lo specifica, ma fonti vicine alla Federazione e alla Carini assicurano che nemmeno l’atleta di Afragola abbia mai avuto intenzione di intascarsi quel premio. Tanto più che, per i motivi già spiegati, la stessa Fpi non fa più parte dell’organizzazione guidata da Kremlev.
Ricapitolando: da un lato c’è un oligarca che, certamente anche per motivi politici legati alla situazione internazionale e facilmente intuibili, prova ad agitare le acque olimpiche; dall’altro un’atleta e una federazione che non cascano nel tranello e con fermezza dicono «no» ai quattrini offerti.
Caso chiuso. E invece no. È a questo punto che nella vicenda s’insinua il politicamente scorretto della sinistra. Incuranti delle smentite che arrivano da Parigi, parte il tiro al bersaglio. Il primo ad esercitarsi è Alessandro Zan, parlamentare e responsabile del dipartimento “diritti” del Pd, che prima si dice preoccupato per la «decisione di un oligarca russo molto vicino a Putin di dare un premio ad Angela Carini, al suo allenatore e alla federazione», poi giudica «vergognoso e deplorevole che il governo e le istituzioni italiane abbiano reso propria la propaganda russa. Rappresenta un fatto inquietante, tanto più che ora i soldi russi arrivano in Italia». Non è da meno l’esponente di +Europa Riccardo Magi, che attacca direttamente il premier Meloni che «non si vergogna nemmeno un po’ per aver cavalcato questa bufala putiniana».
Poi, sempre rivolto alla presidente del Consiglio tuona: «E chi è andato a stringere mani e ad accarezzare guance (quelle della Carini, ndr), tipo Giorgia Meloni, non si vergogna nemmeno un po’? La verità è che questa premier, questo governo e questa destra stanno isolando l’Italia anche nello sport, rimediando una sequenza di figuracce olimpiche da record del mondo».
Intanto ieri l’algerina Imane Khelif è nuovamente salita sul ring per combattere - e battere per 5-0 - l’ungherese Anna Luca Hamori, che prima del match aveva pubblicato sui social la fase: «Oggi combatto contro un uomo...». Dopo l’incontro, però, nessuna polemica. Le due atlete si sono strette la mano e l’ungherese le ha fatto gli auguri per i prossimi match. Un po’ meno accomodante la federazione ungherese, che pur ammettendo che il boicottaggio non è mai stata un opzione, ha ribadito come «le gare di boxe a Parigi hanno portato a delle conseguenze per il futuro, in ogni sport, in ogni competizione. Come membri leali del Cio, siamo convinti al 100% che il Cio prenderà le decisioni necessarie, che il Cio prenderà le decisioni giuste». Insomma anche per l’Ungheria la discussione è tutt’altro che chiusa.
Khelif - che rischia di essere un’inconsapevole vittima della situazione - dopo la vittoria che le consentirà comunque di portare a casa una medaglia (nella boxe non c’è la finale per bronzo, che verrà assegnato alle due pugili che verranno sconfitte in semifinale, ndr), è scoppiata in lacrime: «Sono molto orgogliosa di portare una medaglia per il mio Paese qui a Parigi. Ho lavorato molto duramente per essere qui. Questa è una vittoria per tutte le donne. Allah Akbar». E ancora: «Questa è una questione di dignità e onore per ogni donna o femmina. Tutto il popolo arabo mi conosce da anni, ho praticato la boxe nelle competizioni delle federazioni internazionali, loro (la Iba, ndr) sono stati ingiusti con me. Ma io ho Allah».