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Parigi 2024, Italia prima nel medagliere di legno

Claudio Savelli
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Siamo primi nel medagliere dei quarti posti, delle medaglie di legno, dei primi tra gli ultimi. Ne contiamo dodici, nessuno come noi. Anziché rattristarci per codesto risultato, dovremmo essere fieri perché essere quarti più o meno ovunque a una Olimpiade vuol dire una sola cosa: sappiamo fare più o meno tutto.

Siamo competitivi in una quantità di sport superiore alle altre nazioni nostre pari per dimensione e bacino umano. Mentre scriviamo siamo a 12 quarti posti, 8 quinti posti e 3 sesti posti, per un totale di 23 piazzamenti a ridosso delle medaglie, ampiamente davanti alla Gran Bretagna, alla Cina e a tutte le altre. Conta più poter vincere una medaglia che vincerla perché se hai possibilità vuol dire che il movimento che hai creato è sano.

Non c’è casualità nell’essere competitivi ai massimi livelli mentre nel salire su un podio esistono molte variabili impossibili da controllare: come ci si sveglia quel giorno, ad esempio, in un Villaggio Olimpico che di certo non agevola il sonno. La vittoria dipende anche da quanto sono forti gli altri, particolare che tende a sfuggire a molti, come se gli azzurri gareggiassero da soli. Essere in alto dipende solo da noi, e noi siamo in alto più o meno ovunque. Questo certifica la crescita dello sport italiano o, meglio, degli italiani nello sport, non il numero di medaglie che potrà essere più alto o basso di Tokyo e chi se ne frega, è solo un numero, un’estrema sintesi che non spiega una faccenda complessa come una rassegna multisport.

Lo ha spiegato anche Carlo Mornati, capo delegazione del Coni ai Giochi parigini, l’altra sera ai microfoni della Rai: «Il medagliere è un giochino mediatico che non mi piace. Preferisco guardare gli indici di competitività», ovvero dei parametriche suggeriscono quanto l’Italia è forte in ogni singola disciplina. E questi indici dicono che «siamo ai massimi livelliin un numero crescente di discipline». Stiamo allargando il ventaglio, insomma. Non siamo più specialisti in poche cose e per fortuna visto che la concorrenza è ormai spalmata ovunque. Si prenda ad esempio la scherma che ha fornito medaglie olimpiche all’Italia più di qualsiasi altro sport: ora spuntano atleti forti da ogni angolo del pianeta. Morale della favola, niente piagnistei per i quarti posti. Non è vero che siamo sfortunati o incapaci di vincere. Siamo forti e capaci di accettare le medaglie di legno che, in futuro, si trasformeranno in bronzo, argento o oro.

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