Parigi 2024, lettera di proteste ungherese contro Khelif. Il Cremlino: "Rasenta la perversione"
L'Ungheria di Orban e il Cremlino contro Cio e Imane Khelif. Il caso della pugile intersex algerina (iper-androgina e con un livello di testosterone più alto della norma) è deflagrato a livello internazionale dopo che l'azzurra Angela Carini ha abbandonato il match degli ottavi delle Olimpiadi di Parigi 2024 dopo meno di 50 secondi. Sui social si è scatenato un diluvio di commenti, con tanti che parlano di deriva "woke" delle Olimpiadi e troppi, va detto con chiarezza, che cavalcano la bufala della Khelif "trans" ed ex uomo diventata donna. Troppi, però, anche coloro che fingono di non vedere i rischi di maglie larghe nei regolamenti che potrebbero impedire confronti effettivamente "ad armi pari" tra le atlete.
"I Giochi Olimpici sono vittime di manifestazioni pseudo-liberali che a volte rasentano la perversione", sono le dure parole scelte dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando durante un punto stampa le polemiche che hanno accompagnato il match di boxe di Parigi. La Khelif e la collega Lin Yu-ting di Taipei cinese (anche lei a Parigi) erano state escluse dai Mondiali di boxe del 2023 organizzati dall'Iba per non aver superato il 'gender test', ma il Cio l'ha ammessa alle Olimpiadi, a cui aveva partecipato d'altronde anche 3 anni fa a Tokyo.
Ora però l'Associazione pugilistica ungherese ha reso noto di aver inviato una lettera di protesta sia al Cio che al comitato olimpico ungherese per la sfida dei quarti di finale di Anna Luca Hamori con la Khelif. Hamori accetterà comunque il suo incontro di sabato contro Khelif, secondo MTI, l'agenzia di stampa statale ungherese che è stata informata dei piani dell'associazione da Lajos Berkó, membro del consiglio esecutivo dell'associazione.
La stessa associazione sta anche esaminando la possibilità di contestare legalmente la presenza di Khelif. "Sono molto dispiaciuto che ci sia uno scandalo e che dobbiamo parlare di un argomento che non è compatibile con lo sport. Questo è inaccettabile e scandaloso", ha affermato Berkó. L'associazione pugilistica vuole "esprimere la nostra indignazione e chiedere al Cio di riconsiderare la sua decisione, che ha consentito a un atleta di entrare nel sistema di gare del Cio che era stato precedentemente bandito dai campionati mondiali (dell'International Boxing Association, ndr)", ha affermato Berkó.