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Parigi 2024, Leonardo Fabbri e il "peso" di essere l'altro favorito: una sfida epocale

Claudio Savelli
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Leonardo Fabbri è così gasato da rendere frizzanti tutti gli italiani che gli passano accanto. Atleti o semplicemente connazionali non importa, il gigante buono azzurro ne ha per tutti. E meno male, questo entusiasmo misto a cattiveria agonistica è esattamente ciò che serve alla spedizione italiana ed è proprio ciò che ha chiesto il presidente della federazione atletica Stefano Mei, intervenuto a Casa Italia pochi giorni fa: «Servono felicità e rabbia», la felicità di far parte «della squadra di atletica più forte di tutti i tempi» e la rabbia agonistica per «evitare di dare qualcosa per scontato». Leo Fabbri incarna alla perfezione quella che viene definita «new wave dell’atletica italiana», consapevole che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Il suo potere è lanciare il peso lontano, molto lontano, come solo gli americani sanno fare.

Fabbri non è venuto fuori dal nulla ma è venuto fuori di recente e molto velocemente, per questo forse non ne avete mai sentito parlare prima di quest’anno. E poi perché un italiano nel lancio del peso può anche essere fortissimo, ma non lo sarà mai quanto gli americani che dominano questo sport.

 

PRIMATISTA
E invece una decina di giorni fa a Londra, per la decima tappa di Diamond League, Leo from Bagno a Ripoli faceva suo il duello contro il bi-campione olimpico e primatista mondiale e teoricamente imbattibile Ryan Crouser. Chi? Facciamolo spiegare a Fabbri: «Per me è allo stesso livello di Michael Jordan, una leggenda dello sport. Sentirgli dire che sto cambiando la storia del peso mi fa venire i brividi». I fuoriclasse riconoscono i loro simili e l’azzurro lo è diventato. Dicevamo di Londra: Fabbri ha lanciato a 22,52 metri al quinto tentativo, dopo quattro lanci piuttosto deludenti, segnale di una consapevolezza nei propri mezzi e di un controllo totale in gara, mentre Crouser, sempre al quinto, non è andato oltre a 22,37. Payton Otterdahl ha chiuso con un 22,13 e Joe Kovacs, campione mondiale a Pechino 2015 e Doha 2019, si è fermato a 22,03. Così Fabbri per la prima volta ha battuto gli americani. «Ho lanciato un segnale». E arriva a Parigi con 11 vittorie di fila nelle ultime undici gare, tutte con misure sopra i 22 metri.

Non è favorito e non vogliamo che lo sia: lasciamo i pesi appesantiti agli americani. Anche perché in carriera nei grandi eventi Crouser ha perso solo da Kovacs, mai da un europeo. E a Londra non era al 100%. Ripetiamolo visto che Leonardo si carica ulteriormente quando gli si ricorda che l’uomo da battere non è lui ma lui è quello che deve battere l’uomo: «Crouser dice che sono più forti gli americani? Mi gasa ancora di più». Fabbri arriva all’appuntamento in piena parabola ascendente. Nel 2024 ha ritoccato il primato nazionale che resisteva da 37 anni grazie ai 22,95 metri ottenuti al Meeting di Savona 2024.

 

FIDUCIA
Ai Mondiali indoor di Glasgow si è messo al collo l’argento, bissando il secondo posto all’aperto dei Mondiali di Budapest 2023. E agli Europei di Roma è arrivato l’oro continentale, seguito dal titolo italiano assoluto a La Spezia a giugno. Il tutto lanciando sempre almeno una volta oltre i 22 metri. La sua qualifica, stasera alle 20.15, può sembrare banale e invece nel peso è più che mai connessa alla finale.

«Devo essere bravo a gestire bene la qualifica e portarmi quella fiducia e velocità di rotazione anche nella gara per le medaglie». Anche questa è una richiesta federale: attenzione massima alle batterie perché il livello è alto e si può rimanere fuori dalle finali, e quindi dai podi, per pochissimo. Finale che Fabbri avrà domani alle 19.35 allo Stade de France. Si dice che l’età del massimo sviluppo per un pesista siano i 28 anni e Leonardo ne ha 27 anni compiuti. Siamo lì. Il fisico è tirato a lucido, come ha mostrato sui social qualche settimana fa, anche grazie a una routine ferrea. Caro Leonardo, togliti un peso dalle spalle e mettine uno al collo.

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