Parigi 2024, Patrizio Oliva e gli scandali nella boxe: "Ho visto arbitri intascare tangenti"
Un uppercut violento alla credibilità del pugilato olimpico è stato portato domenica scorsa quando Aziz Abbes Mouhiidine si è visto scippare gli ottavi di finale (categoria 92 kg) da Lazizbek Mullojonov. Il punteggio fantascientifico per quello che si era visto sul ring è stato scolpito dagli arbitri: un incredibile 4-1 per l’uzbeko. Il pugilato azzurro aveva già vissuto in passato simili fatti criminali: basta pensare al caso di Clemente Russo, scippato alle Olimpiadi di Rio 2016 o, andando indietro nel tempo, ad altre situazioni limite che coinvolsero anche Patrizio Oliva, poi oro a Mosca 1980 e allenatore della nazionale di pugilato.
Patrizio, a mente fredda come definirebbe il caso Aziz Abbes?
«Con un’unica parola: furto. E aggiungo: con scasso».
Il verdetto dei giudici è stato veramente vergognoso?
«Peggio, hanno tolto al ragazzo la possibilità di vincere l’oro con votazioni inventate».
Analizzi meglio il reato.
«Allora, con onestà bisogna riconoscere che Aziz Abbes aveva perso la prima ripresa, ma ha poi stravinto la seconda. Era un 5-0 netto per lui, invece i giudici si sono inventati un 3-2 per l’uzbeko. Stavo mangiando e sono rimasto con la forchetta a mezz’aria».
C’era ancora la terza ripresa per riprendersi l’incontro, però.
«E qui ha un po’ sbagliato Aziz. Si sarebbe dovuto gettare come un toro infuriato verso Mullojonov, invece ha combattuto senza grinta».
Alla fine solo l’arbitro di Taipei ha dato vincente l’azzurro. Come è possibile?
«Non riesco a capirlo. L’algerino, la tedesca, il cingalese e l’olandese hanno visto evidentemente un altro combattimento».
Gli arbitri sono ormai sempre più sotto tiro: la loro è malafede o che altro?
«La volontà di far perdere un atleta a volte si è verificata nel mio sport, ma bisogna tener conto anche dell’assoluta incompetenza di questi nuovi arbitri. Da quando non appartengono più dell’International Boxing Association sono sempre più scadenti».
Oggi combatterà Irma Testa. Cosa aspettarsi dopo la vergogna?
«Non fasciamoci la testa, non è che in ogni incontro dei nostri si debba ripetere sistematicamente un furto. Dico forza Irma, sei la favorita per l’oro e vinci per mostrare al mondo che la nostra scuola è al top. Ieri, ad esempio, Diego Lenzi ha vinto e bene il suo turno nei +92 kg».
Lei ha vissuto da atleta e, poi, da allenatore certe situazioni. Cosa rammenta?
«Europei 1979, sul ring di Colonia stavo vincendo, anzi avevo vinto a mani basse contro il russo Serik Konakbayev e cosa fanno gli arbitri? Danno l’incontro al mio avversario... Un verdetto vergognosamente falso, simile a quello perpetrato ai danni di Aziz».
Ai Giochi di Mosca 1980, però, non ci fu storia: lei stravinse l’oro.
«E avevo sempre Konakbayev come rivale in finale: ho conquistato la prima ripresa, perso la seconda e combattuto alla morte la terza, vincendola e prendendomi l’oro.
Non c’è stata storia. Ecco perché Aziz ha sbagliato, è stato troppo molle nella terza ripresa, doveva dare il 200 per 100».
La storia della boxe è densa di questi avvenimenti dubbi. Da allenatore ha vissuto altri aventi simili?
«Il nostro sport, come la ginnastica o il judo, è nelle mani degli arbitri. Se gareggi nei 100 metri in atletica o sei un nuotatore, è il cronometro a decretare un successo o un insuccesso. Nella boxe no, è sempre virtuale la vittoria, il verdetto no».
Lei crede nella malafede di chi giudica?
«No, faccio di tutto per pensare e sperare non ci sia quando si parla di sport. Anche se nella mia lunga carriera ho visto cose che voi umani».
Ad esempio?
«Alle Olimpiadi di Sydney 2000 ricordo mazzette di dollari passate da dirigenti di certe federazioni direttamente nelle tasche degli arbitri».
L’anormalità che umilia lo spirito olimpico?
«Anormalità? Erano vere e proprie associazioni criminali. A volte le medaglie erano già state assegnate prima delle semifinali».
È un problema anche politico? Alcune federazioni sono più influenti di altre? Entra in gioco anche una sudditanza psicologica sugli arbitri?
«Sì. La Russia ha da sempre atleti di grande valore ma ha ricevuto spesso un occhio di riguardo. E non ho mai capito il perché».
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