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Parigi 2024, dorso d'oro per Thomas Ceccon: quella frase quando aveva solo 15 anni...

Claudio Savelli
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A 15 anni disse al suo allenatore che voleva vincere le Olimpiadi. Ha specificato solo tre anni fa dove- a Parigi - ein che gara - i 100 dorso a cui si è dedicato. Non era scontato concentrarsi su una, una sola, visto che avrebbe potuto farle tutte, talmente vasto è il suo talento. Nelle settimane di avvicinamento ha ulteriormente spiegato che l’oro era diventata una «paranoia» e che sperava «non diventasse un peso nel momento decisivo». Eccolo, il momento decisivo. Eccolo Thomas Ceccon che entra con lo sguardo verso l’acqua, come se fosse l’unica amica a cui dare retta prima di accarezzarla con il corpo, senza strappare mai e in progressione come piace a lui. Thomas c’è. Thomas ce la fa. Tocca a 52" netti, 52 e zerozero, come a mettere in chiaro la precisione, la scienza dietro questa gara perfetta. È oro olimpico, il secondo della spedizione italiana, il primo in carriera per lui. È il più forte di tutti nella disciplina a pancia in su, quella in cui guardi il cielo e, al ritmo di bracciata, lo tocchi con le dita.

La finale va come Ceccon immaginava che andasse. A vederla sembra un film di cui conosci già la trama, lo sviluppo e il finale. Come da programma il cinese Xu cerca di spaccare la gara e chiude davanti a tutti la prima vasca, Murphy prova a fare lo stesso e Thomas li controlla, passando terzo, perché «i miei primi 50 non sono come i loro». I secondi cinquanta, però, nessuno li ha come Ceccon. E lui lo sa. Per questo è sciolto, disteso. Mentre gli altri iniziano a pestare l’acqua, lui inizia a nuotare.

 

FELICITÀ NEGLI OCCHI
Guardatelo, è uno spettacolo. Dopo aver guardato il tabellone nemmeno sorride ma si vede negli occhi che è felice. Sul podio dà qualche impercettibile segno di commozione, tipo toccarsi il naso, sospirare, guardare nel vuoto. Poi ammetterà che «l’emozione è incredibile» ma «va contenuta perché ci sono anche i 200» da preparare seriamente e «stasera (ieri sera, ndr) al massimo si giocherà a carte con gli altri».

Peccato per Benedetta Pilato che, qualche minuto più tardi, toccherà quarta nella finale dei 100 rana per un solo centesimo. Meritava un regalo per la persona buona che è, oltre che per la straordinaria nuotatrice che non sa di essere. Basta e avanza Ceccon, dai. Nessun italiano era mai salito sul podio olimpico dei 100 dorso. Ceccon è il settimo oro del nuoto azzurro in tutta la storia e per secondo in Italia dopo Massimiliano Rosolino è riuscito a collezionare quattro medaglie nei Giochi Olimpici. Ma ha 23 anni e, tra staffetta mista e 200 dorso, può allargare il bottino. E fa sorridere ripensare alla sera precedente quando Thomas specificava di «essersi depilato tutto» per far felici i tecnici mentre Nicolò Martinenghi entrava per conquistare ciò che sarebbe stato suo, l’oro nei 100 rana. Fa sorridere perché quello è Ceccon in purezza. Uno che insegna a prendere il lavoro seriamente ma a prendersi poco sul serio. Uno di poche parole. Lascia che siano gli altri a parlare, lascia che un oro olimpico arrivi e parli per te. Solo a Sidney l’Italia era riuscita a portare a casa tre ori. Siamo a due. Il nuoto azzurro a Parigi ha già fatto la sua parte ma occhio a Gregorio Paltrinieri: dicono non ci sia due senza tre.

 

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