Cerca
Logo
Cerca
+

Parigi 2024, Macchi derubato alla finale del fioretto: l'Italia paga ancora, scandalo ai giochi

Gabriele Galluccio
  • a
  • a
  • a

Filippo Macchi ha salvato la scherma italiana. La sua medaglia d’argento, tra l’altro alla prima partecipazione ai Giochi, è una boccata d’ossigeno per un movimento che non è abituato a perdere così tanto, dopo essere stato al centro della scena per tanti anni. Un po’ l’inevitabile ricambio generazionale che ci ha privato di grandi campioni e soprattutto campionesse, un po’ la globalizzazione che ha reso competitivi “moschettieri” di Paesi un tempo inesistenti nell’universo della scherma e alzato a dismisura il livello medio, fatto sta che Parigi è stata poco azzurra. Almeno fino a Macchi, che a 22 anni si è caricato il peso del movimento italiano sulle spalle e si è reso protagonista di un entusiasmante percorso. Tutti aspettavano Tommaso Marini, numero uno del ranking, ma è stato eliminato incredibilmente agli ottavi, dopo essere stato avanti 14-11. La stoccata della vittoria non è mai arrivata e sembrava presagire un’altra giornata nera.

Prima di Macchi l’unica medaglia era stata vinta da Luigi Samele, stoico a 37 anni nel mettersi al collo un prezioso bronzo. Filippo, 22 anni, ha vissuto una giornata magica, arrivando con merito in finale una stoccata dopo l’altra.

Ha superato nettamente il cinese Xu (15-10), il giapponese Matsuyama (15-11) e l’egiziano Hamza (15-9), dopodiché ha ribaltato i pronostici in semifinale contro Itkin. L’americano, numero due del ranking, aveva eliminato 15-14 l’altro azzurro Bianchi, ma è stato travolto da Macchi: con tecnica e tanto coraggio Filippo ha condotto fin dal primo assalto, imponendosi per 15-11. In finale l’ostacolo più duro, rappresentato da Cheung Ka Long. Il pisano se l’è giocata alla grandissima contro il campione olimpico in carica, si è portato in vantaggio 14-12, è stato ripreso sul 14 pari e poi se l’è giocata in un finale thriller.

Per due volte l’arbitro ha preferito non decidere l’assegnazione del punto decisivo, facendo continuare a tirare i due schermidori. Al terzo tentativo Filippo ha parato e risposto, ma non per l’arbitro, che ha assegnato il punto della vittoria a Cheung. Il presidente della Federscherma Paolo Azzi ha annunciato che, in accordo col Presidente Malagò, sarà predisposta una protesta ufficiale al Cio. Per Macchi resta un argento magnifico, anche se è inevitabile un pizzico di amarezza per un oro che avrebbe meritato perla sfrontatezza e il talento messi in pedana a Parigi. Filippo era il meno atteso eppure ha raccolto nel fioretto l’eredità di Daniele Garozzo, ritiratosi da poco per problemi cardiaci dopo l’oro a Rio 2016 e l’argento a Tokyo 2020. Male, malissimo le donne: da Barcellona 1992 a Rio de Janeiro 2016 l’Italia era sempre salita sul podio nelle gare individuali al femminile, con il fioretto che era il... fiore all’occhiello.

Nelle ultime due edizioni dei Giochi non è arrivata alcuna medaglia: ieri nella sciabola Battiston, Criscio e Mormile hanno perso tutte agli ottavi, nel giro di pochi minuti. La domenica era stata caratterizzata dalle le cocenti delusioni di Volpi, Favaretto e soprattutto della portabandiera Errigo nel fioretto; prima ancora erano andate lontane dalle medaglie Santuccio, Fiamingo e Rizzi nella spada. Non ci sono più le Vezzali e le Di Francisca, però va preso atto che il livello delle avversarie si è notevolmente alzato e che quindi non si possono addossare tutte le colpe alle azzurre, per quanto faccia male vederle chiudere un’altra Olimpiade senza medaglie individuali. A Parigi restano le prove a squadre nelle tre armi: ci si aspetta una reazione di rabbia e soprattutto d’orgoglio. Le prime a tornare in pedana saranno le spadaccine Fiamingo, Santucco, Navarria e Rizzi: oggi alle 13.30 i quarti di finale contro l’Egitto, un primo appuntamento da non fallire.

Dai blog