Maurizio Pistocchi: "Il calcio è scadente. Dazn? Abbassi i prezzi, la pirateria falso alibi"
Raccontare il calcio in televisione, commentarlo e chiosando filosoficamente su un pallone che rotola spesso senza una direzione precisa - è una delle cose che si sono maggiormente rivoluzionate nel corso degli ultimi 30 anni. Maurizio Pistocchi, navigato suiveur del calcio in tv, ci fornisce una lettura analitica di quello che sta succedendo in questa bollente estate a Dazn, provider che ha l’esclusiva per trasmettere in diretta tutte e dieci le partite di serie A (tre le ha anche Sky) ma che ha alzato incredibilmente i prezzi degli abbonamenti.
Pistocchi, lo sa quanto costa oggi sottoscrivere un abbonamento mensile a Dazn per avere l’onore di assistere alle partite di serie A dal proprio salotto di casa?
«Mi faccia un riassunto chiarificatore lei...».
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Allora, per un abbonamento standard mensile il prezzo è salito da 40,99 a 44,99 euro, nel 2021 era di 9,90 e nel 2022 era già salito a 29,99. Per l’intero anno la sberla è ora di 399 euro.
«Cifre che rappresentano la situazione limite alla quale si è arrivati in un sistema calcio in cui i ricavi complessivi della serie A sono nettamente inferiori alle uscite. Diciamo il 33% in meno. In ogni grande azienda si dovrebbe parlare di fallimento, no?».
A proposito di fallimenti, torniamo a Dazn?
«Facciamo un passo indietro in più, allora: tutto è cambiato nel 1991 con l’avvento di Telepiù, nata sull’onda del francese Canal Plus. Quell’anno il calcio in tv è stato rivoluzionato passando alle pay tv».
Il 26 marzo 2021 Dazn è entrata a piedi uniti su Sky, comprando le esclusive di tutta la serie A. Ora i conti, in tutti i sensi, non tornano più.
«Sky stava offrendo un prodotto di qualità quando aveva tutte le partite. I commenti e le trasmissioni erano e restano oggettivamente ottimi. Ma nel 2021 ha lasciato a Dazn le esclusive tenendosi tre partite. Un errore? No, in questi anni ha sistemato i conti economici e puntato tutto sulla Champions League, il tennis o la Formula 1. Forse non ha sbagliato strategia».
Dazn, invece, sembra proprio di sì...
«Intanto ha contratto i suoi investimenti per i diritti del calcio abbassando il pagamento annuo da un miliardo di euro a 900 milioni. Ma se i conti non tornano e ci si accorge che in redazione ci sono troppi giornalisti, cosa accade? Che i prezzi per bonificare le perdite vengono alzati a dismisura, come mi ha accennato lei, e 14 giornalisti rischiano il posto».
Molte telecronache delle partite di A saranno fatte su Dazn “dal tubo”, cioè in studio, e non dal telecronista in tribuna allo stadio, e non ci saranno più alcuni bordocampisti. Un abbonato, quindi, pagherà di più e avrà un prodotto più scarso. Una beffa.
«Inevitabile per le loro difficoltà. Tra l’altro fare una telecronaca “dal tubo” è una delle operazioni più complicate, se si vuole raccontare bene una partita. Ve lo dice uno che ne ha fatte a decine in Fininvest: io ero in studio e magari giocavano in Sudamerica...».
Dazn ha dovuto affrontare varie incognite ma ha ugualmente rinnovato sino al 2029 l’esclusiva per trasmettere la serie A. Come mai? Una recidiva dei suoi errori?
«Non poteva fare altrimenti. Le problematiche tecniche del primo periodo, con utenti che si vedevano le partite oscurate o la registrazione sbagliata di avvenimenti, sono state oggettivamente superate. Ora le cose funzionano, non ci sono più black out. I problemi sono altri».
Dazn Francia sta facendo l’inverso rispetto a Dazn Italia: ha abbassato il prezzo di un abbonamento da 40 a 25 euro mentre “L’Équipe” ha sottolineato lo stupore per il caro-calcio nelle pay tv italiane. L’ennesima figuraccia con i cugini?
«Dazn francese ha fatto l’unica cosa intelligente per aumentare l’interesse degli appassionati che vogliono sottoscrivere un abbonamento: far pagare meno le partite in tv invece che alzare i costi. È una elementare legge del mercato».
Molti, Lega Calcio compresa, danno la colpa alla pirateria per le difficoltà delle pay tv.
«Non è così. Un’indagine fatta da una commissione della Comunità Europea in tema di pirateria ha rilevato che l’Italia è un Paese nel quale questo problema è minore. Solo che a questi signori fa comodo dare la colpa del collassante sistema calcio ai pirati».
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