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Parigi 2024, Thomas Ceccon: "Ai cinesi capita? Antidoping, non mi fido più"

Roberto Tortora
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La torcia olimpica finalmente si accende e Thomas Ceccon soffia forte il vento della polemica ancor prima che la cerimonia d’apertura di Parigi 2024 cominci. Lui, 23, recordman mondiale dei 100 dorso dal 2022, con il tempo di 51”60, non ha certo paura di dire quello che pensa e lo fa dalle pagine de La Stampa, intervistato da Giulia Zonca: “Sono mesi che sento molto vicini i giochi olimpici, ricordo che prima dei Mondiali di Fukuoka, estate 2023, mi parevano già lì e non hanno fatto che diventare giganti. Sono sempre stato fissato, poi sono appena arrivato a Parigi ed è tutto dispersivo. I giapponesi ci avevano sistemato meglio. Certo è difficile batterli nell’efficienza, ma ogni minuto che tolgo alla preparazione mi sembra perso. Quindi un protocollo, che giustamente dura ore, per un attimo mi ha agitato (il riferimento è all’incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ndr). Sono fatto così”, ammette.

Ovviamente, non si può non toccare il caso dei 23 cinesi trovati positivi e poi assolti per una presunta contaminazione da cibo: “Il dorsista cinese più forte non era nella lista e non sto dicendo che quella famosa lista sia la prova di doping, però l’intera modalità con cui è stato gestito il caso lascia molto perplessi. La sostanza è nella lista Wada antidoping, tocca a loro controllare, il sistema dovrebbe essere lo stesso per tutti, invece si scopre che lì un’inchiesta lampo viene aperta e chiusa senza che nessuno ne sappia nulla. Poi ci dovremmo fidare? A me a maggio hanno fatto due controlli nella stessa settimana, per esempio, a loro capita? Non mi fido ed è grave non poterlo fare", ammette Ceccon. 

 

E ancora: "Poi: se prendi una sostanza dopante, per qualsiasi motivo, anche inconsapevolmente, mettiamo... Non è possibile che ti venga lasciato il permesso di gareggiare dopo. Non torna”. Quanto all’inchiesta parallela aperta dagli Usa e dalla mancata presa di posizione dell’Italia, Ceccon è altrettanto netto: “Che cosa avrebbe cambiato? Altre federazioni si sono mosse, vero, però non vedo la differenza. I cinesi, li avevano trovati positivi tre mesi prima dei Giochi a Tokyo, ormai quel caso è andato. Resta il senso di disuguaglianza nei trattamenti. Non ci penso, non mi è utile e poi devo smetterla di dire tutto quello che penso. Credo sia giusto così, poi si innesca quel meccanismo per cui prendi solo insulti. Non ce la faccio ancora, ma sarebbe meglio essere più attento, non finto. Cauto”.

 

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