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Berrettini "risorto definitivamente": l'obiettivo è... "casa Sinner"

Leonardo Iannacci
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Matteo Berrettini è tornato e, incrociando le dita, lo ha fatto in modo incontrovertibile e probabilmente definitivo: nella finale di Gstaad ha battuto il francese Quentin Halys in due set e in soli 59 minuti di gioco (6-3, 6-1 il massacro), quindi si è concesso un infantile salto di gioia in mezzo al campo. Quasi avesse messo a segno il rigore decisivo di una finale di calcio o infilato il tiro da tre in un finale thrilling di basket. A 28 anni, il tennista romano che sta uscendo lentamente (ma neppure troppo) dal tunnel nel quale si era infilato per una serie infinita di infortuni e contrattempi fisici, ha vinto il nono torneo Atp della carriera.

Lo ha fatto nella cittadina svizzera che lo aveva visto conquistare questo 250 Atp nel 2018 allorché Matteo aveva 22 anni e si stava affacciando al grande tennis. In questo 2024 di rinascita The Hammer ha bissato il successo ottenuto a Marrakech tre mesi fa, fatto dimenticare le finali perse a Phoenix e Stoccarda e ha scalato il ranking - che a inizio anno lo aveva visto precipitare oltre il 100esimo posto- fino a raggiungere la posizione numero 50 che verrà ufficializzata stamani. Il salto è notevole, in una settimana Berrettini ha guadagnato la bellezza di 32 posti.

«Questa vittoria la dedico al mio nipotino Brando e ringrazio il team, che mi aiuta ogni giorno e, soprattutto, mi ha fatto uscire da un anno particolarmente difficile come tutti voi sapete. È incredibile, mi sembra ieri che ho vinto qui a Gstaad che è davvero un posto speciale. Ho sentito le stesse energie e sensazioni di sei anni fa quando ho vinto per la prima volta questo torneo», ha detto.

 

SFIDA FRATRICIDA
Sensazioni che aveva già generato a Wimbledon nel corso del derby contro Jannik Sinner. Era il secondo turno del Slam sull’erba ma la sfida fratricida, vinta per tre set a uno dal numero uno del mondo, aveva evidenziato il crescente stato di forma di Berrettini. A Gstaad non ha perso neppure un set denotando una forma fisica notevole. Pur essendo stato meno micidiale del solito a livello di ace nella finale dove ne ha messo a segno una soltanto - ma è bastato evidentemente così - ha mostrato un tennis solido già peraltro evidenziato nei quarti quando ha avuto la meglio del canadese Auger Aliassime e in semifinale allorché ha battuto per la prima volta in carriera quel brutto cliente che rimane il greco Stefanos Tsitsipas. Nell’appuntamento decisivo contro il modesto Halys, proveniente dalla qualificazioni, ha totalizzato il 78% di prime palle di servizio in campo con cui ha vinto il 90% dei punti oltre all’88% di punti vinti con la seconda.

 

Ha salvato tutte e tre le palle-break (consecutive) concesse nel sesto gioco del primo set, quello della svolta che gli ha consentito di volare verso la vittoria, e ha realizzato 22 vincenti a fronte di 2 gratuiti (10 contro 7 il bilancio del francese). La partita ha vissuta un’interruzione del gioco sul 5-3 a favore di Berretto: una pioggia insistente ha convinto il giudice arbitro allo stop ma, quando si è tornati in campo dopo una ventina di minuti, Matteo è diventato un rullo compressore e ha torturato il povero Halys con un parziale di 19 punti a 1.

L’analisi di Matteo riguarda proprio quello stop: «Qualche difficoltà nel primo set? Quando ti fermi e riparti dopo la sospensione non è facile, ho cercato di capire anche le condizioni climatiche che erano diverse per tutta la settimana. Oggi faceva più freddo. Quando ho ottenuto il break nel primo set ho trovato le giuste energie e il focus perfetto nel resto della partita. Prossimi obiettivi? Quando ho iniziato quest’anno avevo tanti dubbi, anche sulla condizione del mio corpo. Ho pensato a giocare bene. Penso sia difficile trovare la migliore forma adesso ma devo perfezionare il mio tennis e iniziare a pensare allo US Open. Ora voglio godermi i prossimi tornei e un buon obiettivo sarebbe arrivare tra i primi 30 del ranking per l’Australian Open 2025».

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