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Arianna Errigo, il sogno della portabandiera: l'unica medaglia che le manca

Claudio Savelli
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Il filo di Arianna Errigo andrebbe seguito per vedere cosa c’è oltre i cliché. Non puoi essere mamma e pure sportiva di massimo livello, devi decidere. Arianna è passata in questo labirinto di voci snodando il filo per condurci a un’altra verità: si può essere mamma e atleta, si può essere donna nel modo in cui si desidera essere donna. Mai scelta fu più azzeccata di Errigo come portabandiera italiana (assieme a Gianmarco Tamberi di cui abbiamo scritto su queste pagine di avvicinamento ai Giochi: meno 9 giorni alla Cerimonia di Apertura fissata per venerdì 26 luglio) perché oltre al percorso sportivo viene premiato quello personale. Il messaggio è potentissimo e molto coerente con lo spirito olimpico, secondo il quale lo sport non si impossessa della vita delle persone ma la migliora.

Arianna Errigo si è commossa quando Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, gli ha consegnato la bandiera italiana. «Che ci volete fare, sono diventata vecchia», ha poi scherzato. Ma quale vecchia: portateli voi 36 anni così. Siate voi così umili con tre medaglie olimpiche al collo e 22 mondiali e 19 europee e 5 coppe del mondo in bacheca, tutto compreso tra individuali e squadre. In pedana è una fiorettista con i fiocchi ma si potrebbe dire che nella vita Arianna è una sciabola: decisa, convinta, inarrestabile. Vince competizioni fin da quando è giovanissima e da sempre convive con la pressione che mettono ai predestinati. Vincerai di sicuro, vincerai per forza, sei nata per questo: così poi si danno all’ippica, intesa come qualsiasi altra cosa da fare che non sia lo sport agonistico. Errigo invece ha saputo starci.

 

A Parigi ci va perla quarta medaglia olimpica, magari la prima dorata nell’individuale. Altre campionesse della scherma sono salite sul podio dopo la maternità, Valentina Vezzali ed Elisa Di Francisca solo per fare un paio di nomi, e che sia di buon auspicio per la nostra portabandiera. Errigo va per vincere nel “suo” fioretto ma senza l’ossessione di un tempo. D’altronde Mirea e Stefano, i gemelli nati a marzo 2023, sono un doppio pensiero stupendo. Per la serie: chi non lascia, e Arianna non ha mai lasciato nulla, raddoppia. Quattro mesi dopo il parto (cesareo), Errigo era infatti in pedana ai Mondiali di Milano.

Le dicevano che era difficile per non illuderla, il ct Stefano Cerioni si era preso il tempo giusto perché nessuno convoca Arianna per farle fare presenza, lei va in pedana per competere, e così è stato. «Come ho fatto? La maternità mi ha tirato fuori delle forze nascoste. Riesco a fare gli stessi allenamenti di prima, ho un grado di stanchezza infinito ma un’energia smisurata». Il fatto che i Mondiali fossero a Milano, «a venti minuti da casa» a Muggiò, in Brianza, ha aiutato. Ma poi le medaglie mica te le regalano perché sei appena diventata mamma. Te le devi conquistare e Arianna ci è riuscita: argento perdendo in finale contro la compagna Alice Volpi per 15 a 10 e oro a squadre assieme alla stessa Volpi e a Favaretto, Batini e Palumbo battendo in finale la Francia 45-39. Visto che era uscita dal ranking, per i Mondiali di Milano ha dovuto fare pure le qualificazioni.

È come vedere il Real Madrid costretto ai preliminari. Le ha vinte tutte e le ha usate per allenarsi. Per concentrarsi ha chiesto a sua mamma di tenerle i bambini, ma «la prima chiamata dopo la qualificazione al tabellone principale l’ho fatta a lei perché va bene che non volevo i bimbi vicino, ma una volta finita la gara volevo vederli!». La coincidenza è che suo marito, Luca Simoncelli, è pure il suo allenatore, quindi non può alternarsi a lei con i bambini. Inciso: Arianna smonta anche il tabù della fusione tra amore e lavoro. Se due persone non vanno d’accordo sul lavoro è perché non vanno d’accordo nemmeno nella vita. Comunque di fronte a un incastro così complesso, molte atlete avrebbero rinunciato alla propria carriera. Ma è ingiusto. Perché smettere di inseguire i propri sogni? Errigo ricorda a tutte le donne che un modo esiste, bisogna trovarlo e mettersi d’impegno. E si può anche chiedere un aiuto. Arianna lo ha ricevuto anche dalle compagne, smentendo le voci di una squadra della scherma divisa dalle invidie: mentre si allenava, le altre azzurre intrattenevano i bambini.

«Quando ho ricominciato ad allenarmi, ho sentito il peso degli sguardi di chi pensava che fosse troppo presto e che stessi facendo un torto ai miei figli». Non servono commenti. «C’è sempre l’idea che una donna, quando diventa madre, si debba annullare, stare a casa ad accudire i figli e nient’altro. Io i bambini li porto con me agli allenamenti». Non servono commenti nemmeno qui. Errigo ha scelto il «momento peggiore», lo dice lei, per l’esperienza più bella della sua vita. Lo sport le ha insegnato a essere coraggiosa e ce ne voleva, di coraggio, considerando che aveva già perso un figlio al quarto mese. «È molto impegnativo e ci vuole grande organizzazione, ma era quello che volevamo»: unificare la vita e condividerla con i propri figli anziché dividerla in due. Non c’è medaglia più preziosa. Nemmeno quella che potrebbe arrivare a Parigi.

 

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