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Euro 2024, "No pasàran": l'auto-gufata della Francia e dei moralisti multietnici

Tommaso Lorenzini
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«No pasarán» sentenziava l’Équipe ieri con una prima pagina che ha fatto brillare gli occhi ai social-maniaci italiani e scatenato un prevedibile concerto di gufi. Cos’altro c’era da aspettarsi? E cos’altro augurare a cotanta manifestazione di grandeur se non l’eliminazione, il ritorno à la maison? Dev’essere stato il clima che si respira a Parigi in questi giorni a condizionare l’Équipe: «No pasarán» chi? La destra lepenista? Oppure la nazionale spagnola che però con i nostalgici del franchismo non ha nulla a che fare? E allora battiamo le mani a questa Spagna vestita di bel calcio che torna in finale 12 anni dopo l’ultima volta (quella del ciclo d’oro Euro2008-Mondiale 2010-Euro 2012) ma soprattutto godiamoci per una volta un pallone senza inciuci, quello dove i numeri sul campo parlano una lingua diversa da quella dei giochetti politici fuori dalle urne firmati Macron-Mélenchon e riportano alla realtà la Francia tutta.

Forse Lilian Thuram e soci non ci sono abituati? Certamente non lo sono i cantori nostrani della nazionale multietnica che dovrebbe vincere per “diritto di inclusività acquisita” e per la presa di posizione contro le destre: un modello che in realtà è tutt’altro, spaccato fra clan di bianchi contro neri, bianchi contro bianchi, neri contro neri. «Speriamo dopo il 7 luglio di poter ancora essere fieri di indossare questa maglia», aveva esclamato Mbappé, che però, invece di parlare di massimi sistemi, con le prestazioni offerte dovrebbe domandarsi quanto lui faccia per meritarsela, quella maglia...

 


Ecco perciò che nascondere il calcio dietro all’opportunismo politico non è mai una buona idea, mentre scommettere sui galletti spennati non era un azzardo: si erano presentati in semifinale senza mai segnare su azione (solo un rigore e due autogol a favore) e per aver ragione del Portogallo erano serviti i penalty. Au revoir...

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