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Adriano Panatta, "Novak Djokovic avvolto dal mistero": quel dubbio sul campione

Leonardo Iannacci
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Wimbledon è un dolce ricordo ma anche un nervo scoperto per Adriano Panatta. Nel 1970 arrivò, 20enne, all’All England Lawn Tennis and Croquet Club e fu scambiato per un Beatle («Ma tu non sei Paul McCartney? mi disse una ragazza. In effetti un po’ somigliavo a Paul...», ricorda sorridendo). Sette anni dopo venne beffato da Pat Dupre e addio semifinale contro Tanner. «Che avrei incontrato e battuto, poi in finale avrei beccato Borg che con me perdeva spesso. A Londra mi aveva accompagnato Paolo Villaggio che raccontava a tutti gli inglesi di essere un mio allenatore. Lo guardavano male. Io ridevo». Inguaribile Panattone, simbolo con ciuffo del divismo tennistico dell’Italia anni ’70, uno in grado di vincere con chiunque ma di divertirsi anche.

Adriano, oggi si piazzerà davanti alla tv per il derby azzurro?
«Il tennis ha rappresentato qualcosina per me, vero che ho fatto altre mille cose, per esempio vincere un mondiale di motonautica. Ma un derby così...».

 



Sinner parte favorito?
«Parte favorito contro chiunque, a parte Alcaraz».

Per Jannik, Carlitos sarà quello che è stato Nadal per Federer?
«Sono le due eccellenze del tennis attuale nel quale nuotano altri ottimi giocatori che non sono fuoriclasse. L’attuale livellamento non può prescindere da quei due che sono una spanna sopra a tutti gli altri giocatori».

Sinner e Alcaraz: chi è il più forte?
«Nella partita secca ha qualcosina in più lo spagnolo ma in carriera Jannik sarà più continuo».

Torniamo al derby di oggi? Analizziamo Sinner e Berrettini sul piano tecnico con tanto di pagellona?
«Proviamoci, voi giornalisti ci sguazzate con sti giochini, eh?».

Servizio di Jannik e di Matteo, forza.
«A quello di Sinner dò 8,5, sta lavorando su questo colpo con una determinazione maniacale, sapendo che in momenti di difficoltà può essere un salvifico piano B. 10 a Berretto: la sua resta una mattonata scagliata dall’undicesimo piano di un grattacielo».

Diritto.
«9 a Sinner, pungente e veloce nell’impatto. 10 a Berretto che, se fisicamente a posto, esprime uno dei diritti più naturali nella storia del tennis, un’arma impropria e devastante. A volte il colpo tocca i 160-170 all’ora».

Rovescio.
«È il colpo migliore di Sinner, armonico nella sua costruzione: 9. Per Berrettini era un punto debole, migliorato tre anni fa e, ora, portato molto in slice: 7».

Risposta.
«9 a Sinner, qui a Wimbledon ha accorciato le aperture per rispondere a ogni tipo di servizio altrui. 7 a Matteo, il suo fisicone limita i movimenti lesti ma nello slice è migliorato».

Gioco a rete.
«8 a Matteo che deve combinare bene i movimenti, conducendo con il ritmo giusto delle gambe l’azione. Se tiene i piedi pigri sbaglia qualche voleè di troppo. A Sinner affibbio un amichevole 7,5 perché sta lavorandoci sopra parecchio per far diventare i movimenti a rete parte del suo gioco martellante. L’esecuzione delle voleè resta un tantino meccanica ma efficace. Nel drop shot è migliorato».

Fisico.
«Non certo per colpa sua ma Berretto ha vissuto mesi di sofferenza. Gli darei 6,5 di incoraggiamento. Invece a Sinner do 8 malgrado il suo corpo, lungo e leggero, non sia quello esplosivo del miglior Alcaraz. I cinque set degli slam sono lo specchio di questa tenuta fisica».

Forza mentale.
«A Matteo do un 8 di incoraggiamento perché sta dimostrando di voler tornare forte come nel 2021 quando arrivò in finale a Wimbledon e fu numero 6 del mondo. A Jannik 9 perché la mente è uno dei suoi punti di forza e ce ne siamo accorti in certe partite in Davis e agli US Open. Anche mollare Riccardo Piatti a 21 anni e formare un proprio staff è stata una prova di enorme coraggio».

Nel totale delle pagelle, Sinner vince 60 contro 56,5.
«Matteo non è lo stesso giocatore di tre anni fa, siamo sinceri. Gli auguro di tornare quello di allora ma nel derby di oggi parte sfavorito. E mi spiace, sarebbe stato bello vedere una sfida alla pari».

Quindi, Jannik può vincere Wimbledon?
«Certo».

E con Nole come la mettiamo?
«La mettiamo che attorno a lui c’è un grande mistero. Come sta realmente? Bluffa? E il suo ginocchio da poco operato? A 37 anni non è il Joker dei giorni belli ma io avrei sempre timore a incrociare la racchetta con uno che al Centre Court ha trionfato sette volte».

Sinner e gli altri azzurri stanno facendo dimenticare la tragica sconfitta della nazionale di Spalletti?
«Non solo loro. Tra poco ci sono le Olimpiadi e Jacobs, Paltrinieri, Tamberi e altri possono vincere l’oro. Sono i fuoriclasse, come Sinner, che sono mancati in campo a Spalletti».

 

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