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Euro 2024 flop, l'Italia di Spalletti verso il Mondiale: chi può convocare ora

Claudio Brigliadori
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Saranno altri due anni difficili, di esperimenti e dita incrociate. L'Italia uscita dalle ossa rotte agli ottavi degli Europei in Germania guarda oggi con pochissima fiducia al prossimo obiettivo, i Mondiali del 2026 che si giocheranno in Nord America, tra Stati Uniti, Canada e Messico.

Non è solo per questioni di morale a terra: è la consapevolezza che questo gruppo, magari con più unità d'intenti, più carattere e meno confusione, avrebbe sì potuto fare qualcosa in più ma che in ogni caso l'obiettivo verosimile erano i quarti. Gli azzurri, senza miracoli stile 2021 (quando la rosa però era sensibilmente più forte, con Bonucci, Chiellini e Verratti in più e giocatori decisamente in stato di grazia, come Federico Chiesa), sembrano lontani anni luce da squadre come Francia, Spagna, Germania o l'eterna incompiuta Inghilterra per qualità ed esperienza. Ma a mancare, a differenza di altre avventure non certo memorabili per talento (per esempio, gli Europei del 2016 finiti ai quarti, con Antonio Conte in panchina) sono state anche fame e personalità, e questo è francamente inaccettabile. 

C'è da ricostruire di nuovo, insomma, dopo due Mondiali da spettatori e un Europeo in campo, ma di fatto da assenti non giustificati. Il guaio è che il materiale umano al momento è risicato: il ct Spalletti, che di errori ne ha fatti parecchi in Germania, ha lasciato a casa un paio di buone alternative come Politano e Orsolini e gli infortunati Scalvini e Zaniolo. Gente che però non avrebbe cambiato gli equilibri.  

Il paradosso è che a livello giovanile abbiamo attraversato un biennio d'oro: vice campioni del mondo Under 20, campioni d'Europa Under 19 e campioni d'Europa Under 17. Manca però la vera base della Nazionale maggiore, l'Under 21, che appare ancora acerba a differenza degli altri azzurrini. Ed è questo il vero problema. La rosa attuale è giovane ma non giovanissima, in alcuni casi non si intravedono margini di crescita enormi da far sperare nel "botto". In altri, alcuni giocatori sembrano a fine corsa. 

I punti di partenza sono paradossalmente in porta e in difesa, reparto che pure ha sofferto parecchio. Gigio Donnarumma, rimessa la maglia della Nazionale, si è confermato un portiere di caratura e con ottime alternative (Vicario, Carnesecchi, occhio anche a Di Gregorio e ai baby Desplanches e Caprile). Davanti a lui gli affidabili Calafiori e Bastoni, con Scalvini in rampa di lancio e Mancini e Buongiorno comunque buone riserve, almeno per ora. Non saranno la storica BBC, ma non facciamo gl schizzinosi. Anche sulle fasce le prospettive sono buone: Dimarco, Bellanova, Cambiaso, magari Udogie (già nel giro) e Kayode pronti a subentrare. 

A centrocampo sono guai: Jorginho, ormai appassito, difficilmente farà parte del prossimo biennio. Chiavi in mano a Barella, l'unica sicurezza. Fagioli deve ancora ri-dimostrare tutto, Cristante e Locatelli (se tornerà) rischiano di essere comprimari. Se Frattesi si affermerà nell'Inter, sarà protagonista, così come è lecito poter puntare ancora su Pellegrini, capitano della Roma. Tra le speranze, Fabbian, Casadei e Ndour, o magari Zeroli del Milan se saprò affermarsi subito quest'anno con la squadra "Futuro" in Serie C (anche se due anni sono pochi per conquistarsi la maglia azzurra). Di altri giocatori pronti per prendersi in spalla il reparto cruciale della squadra, al momento, non se ne vedono. Nemmeno i già rodati Ricci o Rovella.

L'attacco è la croce azzurra. Scamacca è l'unico bomber italiano della Serie A, ha ciccato l'Europeo ma sarà difficile prescindere da lui. Ci sarà Chiesa, sperando non abbia sparato le sue migliori cartucce. L'oriundo argentino Retegui, scommessona di Roberto Mancini che già aveva capito il vuoto del post Immobile e Belotti, pare aver sprecato le sue chances, a meno di una esplosione con il Genoa. Girano i nomi di Wilfred Gnonto e Simone Pafundi (altri 2 jolly pescati dall'ex ct in piena sbornia talent scout), mentre il romanista Baldanzi dovrà prima imporsi nella Capitale, facendo più e meglio degli inizi a Empoli. Tutt'altro che scontato.

 

 

 

Certo, c'è sempre la grande suggestione del baby-fenomeno Camarda, bombardiere nella Primavera del Milan e debuttante da record in A, ma ancora tutto da testare tra i grandi. Siamo insomma nel campo dei "misteri della fede". Bisogna crederci, come Spalletti ha detto a proposito dei ragazzini di talento. E il buco nero in cui è precipitata l'Itali da ormai 3 lustri (Euro 2012 e 2021 a parte) dipende proprio da questo.

 

 

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