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Euro 2024, Spalletti perde le staffe: "Chi racconta le cose di spogliatoio fa male alla Nazionale"

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C’è una talpa nella Nazionale e, ora che la paura è passata grazie a Mattia Zaccagni, che ci ha evitato una quasi certa eliminazione prematura da Euro2024, andrà scovata e ristabilito un ordine dal quale il gruppo di Luciano Spalletti non può prescindere. In conferenza stampa, dopo il pari 1-1 con la Croazia, alla gioia il ct di Certaldo ha fatto seguire l’irritazione, quando un giornalista gli ha chiesto se quel 3-5-2 proposto dal 1’ fosse frutto di un patto con i giocatori.

La risposta di Spalletti è stata dura: “Questa cosa gliel'hanno detta, e chi racconta le cose di spogliatoio fa male alla nazionale. Io ho 65 anni, le mancano ancora 14 anni di pippe per arrivare alla mia esperienza… Lei lo dice perché è quello che le hanno detto. Io ci parlo coi calciatori, qual è il problema? È un patto per gli altri? Questa è una cosa che le hanno detto, però non si prenda delle licenze che non sono sue, sono debolezze di chi racconta le cose. C'è un ambiente interno e un altro esterno e se nell'ambiente interno c'è chi racconta le cose non vuole bene alla Nazionale. Qual è la qualità della scoperta in questo caso qui? È una cosa normalissima". 

Spalletti, poi, prosegue: “Abbiamo passato il turno meritatamente. Sono stati dei giganti (parlando dei suoi giocatori nel finale di partita) a prendersi delle responsabilità di coprire 60 metri di campo in tre. Ma questo non è un patto, o un compromesso. Noi si è già giocato così, stasera la qualificazione è meritata per quello che si è visto in campo". Il fastidio prosegue con la classica domanda sulla paura di non farcela: "Ma che domanda è? Ma che ho paura? Altrimenti venivo come voi a vederle le partite e facevo un altro lavoro. Nella mia vita ho perso tantissime partite e di perdere di certo non si ha paura, perché è una cosa normale. Non dobbiamo prenderci per il c*lo se si perde una partita. Io non sono invidioso, ma voglio solo fare bene il mio lavoro e non voglio ancora più pressione di quella che già ho addosso e vi assicuro che ne ho già tantissima". Lo sguardo, ora, è proiettato già oltre, alla sfida di sabato a Berlino contro la Svizzera: "Dobbiamo lavorare in fretta perché se no non si ottiene il massimo di ognuno di noi. Qualsiasi sarebbe stato il risultato, non dovevamo perdere la bussola per quelle che potevano essere le conseguenze, non dovevamo prendere il secondo o il terzo gol. Bisogna fargli i complimenti, ma ci sono cose da andare a rivedere".

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