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Spagna-Italia, la notizia più brutta: non siamo stati una squadra

Fabrizio Biasin
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Ok, era giusto fare un tentativo, quello del «giochiamocela faccia a faccia». Del resto se non provi, non sai. Ora “sappiamo”: siamo un pianeta sotto gli spagnoli. È una questione di palleggio, certezze tecniche, dimestichezza ad altissimo livello, ingranaggi più (i loro) o meno (i nostri) oliati.

Ecco, la verità è che a parte tutto non ci aspettavamo di assistere a una lezione di tattica, questo no. Siamo entrati con il 4-2-3-1 che tanto bene aveva funzionato contro l’Albania (almeno per un’ora), ma aver confermato impostazione e uomini si è rivelato un errore, forse anche un peccato di arroganza. Servivano meno fronzoli e più muscoli e, infatti, nel primo tempo non l’abbiamo vista mai: gli spagnoli non hanno sbagliato un passaggio, i nostri hanno fatto fatica a mettere insieme due passaggi di fila, Unai Simon, portiere avversario, si è visto solo al rientro negli spogliatoi, mentre il buon Gigione Donnarumma ci ha messo le manone a più riprese.

Frattesi qualche giorno fa era stata piuttosto chiaro: «Loro sono singolarmente più forti, dobbiamo contrastarli con la forza del gruppo». È mancato proprio quello, il gruppo. E questa è forse la notizia peggiore, perché gli spagnoli nel secondo tempo hanno replicato lo stesso canovaccio e, se possibile, ci hanno fatto girare la testa ancora di più. Sono arrivati i cambi, anche tattici, ma la tortilla spagnola era bella che servita.

La verità? Non impariamo mai. E parliamo anche e soprattutto di noialtri osservatori. Abbiamo sviolinato gli azzurri come tanti orchestrali dopo il 2-1 con l’Albania, non ci siamo posti limiti, abbiamo moltiplicato gli aggettivi e, insomma, ci siamo auto-illusi. Per lo stesso motivo è bene evitare le tragedie: la Croazia è alla nostra portata, così come i relativi ottavi di finale. Ma solo se riusciremo ad archiviare in fretta la brutta figura di Gelsenkirchen, che va oltre i numeri ma dipende moltissimo anche da quelli: non abbiamo mai tirato nello specchio della porta, una volta sola fuori (Chiesa, pallone ritrovato a Berlino Est), abbiamo consegnato il pallone ai nostri avversari, Scamacca non l’ha vista mai, Di Lorenzo rischia di sognare Nico Williams per molto tempo, Calafiori che era bellissimo è diventato “un tipo” e gli spagnoli ci hanno mitragliato con gli “olé” per 45’ minuti. Paella indigesta, paella indigestissima... 

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