Cerca
Logo
Cerca
+

Sinner, Thomas Ceccon allo scoperto: "Esagerati, lo dipingono come un santo"

  • a
  • a
  • a

Come per Gimbo Tamberi, anche per Thomas Ceccon, fiore all'occhiello del nuoto azzurro, l'oro alle Olimpiadi di Parigi è più di un pensiero, fisso: è una ossessione. Detentore del record mondiale dei 100 dorso, ha saltato i Mondiali per concentrarsi sui Giochi e l'attesa per una sua medaglia, data quasi per scontata, è paragonabile a quella per il fenomeno Jannik Sinner nel tennis. Perché in fondo sono due numeri 1 nei rispettivi sport e con la stessa etica del lavoro.

"Forse sì - ammette lui al Corriere della Sera -, anche se credo che tutti i campioni ce l'abbiano. Adesso tutto quello che lo riguarda è esagerato, lo ha detto lui per primo, anche se pulisce le righe del campo sembra che sia un santo. Il mio idolo è Nadal ma mi piacerebbe conoscere Jannik, abbiamo la stessa età, quando vince lui voglio vincere anche io. Da bambino poi giocavo a tennis".

 

 

 

Sincero e diretto fino a risultare quasi brusco e irriverente, Ceccon punta in alto. Anzi, in altissimo. E non si può mai accontentare: "A ogni meeting c'è sempre qualcuno che mi vuole rompere le scatole, e io devo mettergli la mano davanti... Se fossi andato al Mondiale e non avessi vinto avrei cominciato a dire 'Ecco non mi sono allenato abbastanza'. Mi ricordo che alle Olimpiadi dopo la finale dei 100 dorso sono uscito e ho detto 'io mentalmente sono finito'".

 

 

 

A Parigi gareggerà nei "100 dorso, sui 200 vediamo se qualcuno fa meglio di me al Settecolli... poi forse i 100 delfino, anche se realisticamente lì il mio obiettivo è andare in finale, quindi vediamo se ha senso. Infine le staffette. Troppe? Il programma è fattibile: dopo i 100 dorso c'è un giorno di pausa. La polivalenza è la mia caratteristica però all'Olimpiade forse è meglio puntare sulle medaglie. Io ultra competitivo oggi lo sono solo sui 100 dorso, sul resto stiamo lavorando. Ultra competitivo significa puntare al massimo. Nei 200 dorso se le cose vanno come devono andare, primo non arrivo, c'è l’ungherese Kos: c'è molta differenza tra provare a prendere una medaglia e andare per vincere. Mentalmente è molto diverso".
 

Dai blog