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Martin Adam, il bomber extra-large di Euro 2024 se ne frega degli sfottò: "Ero sul divano a bere birra"

Claudio Savelli
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Martin Adam è diventato lo zimbello del torneo perché è l'unico ad avere un fisico non convenzionale per i canoni contemporanei, dove spopolano i superatleti. Ma meno male che lui se ne frega. Anzi, spernacchia tutti dicendo: «Questo è il mio peso forma» e voi che siete sul divano come peraltro lo era lui agli ultimi Europei («Bevevo birra guardando le partite») fatevi gli affari vostri, ché intanto c'è chi esordisce e chi ancora no. La grazia, che poi grazia non è, è stata concessa dal ct Marco Rossi nella partita d'esordio persa dall'Ungheria contro la Svizzera: undici minuti più recupero anonimi anche perché a fare il giro del mondo sono stati i momenti appena precedenti all'ingresso in campo, quando Adam era sotto la lavagnetta del quarto uomo, inquadrato con insistenza dai furbi registi Uefa.
E chissà come si comporteranno oggi (alle 18, diretta Rai e Sky Sport), visto che l'Ungheria affronta i padroni di casa della Germania con più telecamere, più spettatori, più tutto tranne, speriamo, le dosi di body shaming.

Adam ha già chiarito che il suo fisico è questo e non ci può fare nulla. Tradotto: fa la vita da sportivo, garantito, e non permettetevi di mettere in discussione la professionalità di un atleta. Passa un messaggio potente e attuale dalle sue parole, un messaggio che trascende il calcio e lo sport in generale: bisogna piacersi per come si è, con i propri difetti e fregandosene dei canoni del contesto in cui si lavora o vive. «Si tratta di genetica, non posso cambiarlo. E questo è tutto ciò che posso dire», chiosa. Poche volte si è visto un giocatore farsi beffe di chi lo sbeffeggia da dietro uno schermo. Il look alimenta il personaggio: barba lunga e rossiccia da vichingo, capelli rasati e tatuaggi fin sulle mani. Ma, anche qui, ci infiliamo in certi cliché medievali per cui il ragazzo tatuato e poco curato è dannato. È Euro2024, mica EuroMedioevo. «È perfetto per partecipare a un film sui vichinghi», scrive uno sui social. «È l'attaccante più difensore centrale che abbia mai visto», nota un altro.

 

La stranezza di Adam non è il fisico - che poi è 191 centimetri per 86 chili in via ufficiale, nella norma, solo accentuato dalla maglietta un po' larga - ma il fatto che sia andato a giocare nell'Ulsan in Corea del Sud per emergere ed entrare a far parte di una Nazionale in ascesa come quella ungherese, reduce da decenni di vuoto pneumatico (44 anni senza Europei prima delle tre partecipazioni consecutive nel 2016, 2020 e 2024). Compirà 30 anni tra poco e difficilmente tornerà nel calcio europeo visti i numeri - solo 17 gol in tre stagioni nella K-League, più 3 in 23 partite con la sua nazionale - ma va bene così, anche se la valutazione di mercato da 800mila euro (secondo Transfermarkt) è invitante, e pure il brand che Adam si porterà dietro dopo gli Europei: su Instagram conta 35mila follower dove posta meravigliose foto con la moglie e i due figli. Sono scatti autentici di vita quotidiana, vera, che ricordano come i calciatori di molte Nazionali non siano i multimilionari a cui siamo abituati ma persone normali. Avercene, nel calcio, di personaggi come Martin Adam.

 

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