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Euro 2024, Calafiori sa fare tutto: ecco la nuova diga dell'Italia

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 Italia popolo di difensori, sì, ma non più quelli di una volta. I Cannavaro, i Nesta, i Materazzi, i Barzagli, ma anche i Chiellini, ultimo prodotto della discendenza tradizionale, non vestono più l’azzurro. Ora ci sono Calafiori e Bastoni, figli del calcio nuovo e sempre meno italiano, inteso come prima si difende e poi si attacca. Il fatto che il ct Spalletti abbia schierato entrambi nella gara inaugurale contro l’Albania è indicativo circa la considerazione dello stesso sui nuovi difensori azzurri: largo a chi costruisce il gioco prima che a chi lo rompe.

Era complesso, infatti, vedere il centrale del Bologna e quello dell’Inter contemporaneamente in campo perché sono entrambi mancini e abituati a calpestare le stesse zolle. Uno dei due si sarebbe dovuto adattare ed è toccato a Bastoni, probabilmente perché è il più esperto tra i due: 25 anni l’interista contro i 22 del rossoblù, 24 presenze in azzurro contro 3, cinque anni al top contro uno. Ma potrà accadere il contrario, con Calafiori più deputato alla copertura e Bastoni alla proiezione offensiva, ed è questa la forza dell’Italia: tra i componenti della rosa c’è una fortissima intercambiabilità. Per permettersi due difensori così bisogna difendere in avanti. Infatti l’Italia ha recuperato il pallone mediamente a 55,1 metri dalla sua porta, miglior dato dell’Europeo finora. Detto che Bastoni e Calafiori sono anche abbastanza veloci da poter correre indietro e coprire la profondità, all’occorrenza. E poi, lo ha detto Bastoni, «ormai il difensore è sempre più lento dell’attaccante», il punto è esserne consapevoli e prendere le misure.

CONOSCENZA TATTICA
Loro lo sanno fare leggendo le azioni rivali, quindi con una conoscenza tattica evoluta del gioco: l’interista ha negato 2 occasioni all’Albania, di cui un tiro pulito bloccato, mentre Calafiori ha messo a referto ben 3 intercetti nella gara di Dortmund. Se c’è una cosa che possono migliorare è la marcatura in area. Il calcio non l’ha più insegnata: se marchi a uomo lo fai per tutto il campo, mentre in area ormai si sta a zona. Altro motivo per cui Spalletti vuole che l’Italia difenda lontana da Donnarumma: non esporre i diamanti ai loro difetti. In questo senso va letta l’intenzione di Spalletti di inserire Mancini (ieri provato al posto di Di Lorenzo a destra, al fianco degli intoccabili Bastoni-Calafiori) contro la Spagna giovedì sera perché ci sarà da contenere Morata e una formazione dal baricentro ben più alto e capace di penetrare in area di rigore, al contrario della sterile Albania.

 

 


Bastoni e Calafiori sono figli dell’evoluzione del gioco. L’uno forgiato da Simone Inzaghi, l’altro inventato da Thiago Motta, permettono alle rispettive squadre di rendere l’arcinota “costruzione dal basso” (diventata una chimera per colpa di chi non si sforza di comprenderla) benefica. I loro passaggi, oltre che precisi (Bastoni ne ha completati 110 su 114 contro l’Albania, Calafiori 99 su 106) sono proiettati sempre in avanti, quasi mai sono conservativi. Con questi passaggi tagliano le linee, come si dice in covercianese, ovvero permettono di passare dalla difesa all’attacco cogliendo gli avversari fuori posizione. Grazie al nuovo difensore italiano abbiamo ribaltato un antico cliché: la difesa è il miglior attacco, non più il contrario.

 

 

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