Euro 2024, chi è Mr. Rossi: ecco l'eroe d'Ungheria amato da Viktor Orban
È una questione generazionale e la memoria non fa sconti. Non può. Oggi tutti si meravigliano dell’Ungheria di mister Marco Rossi presente agli Europei di calcio ma pochi ricordano che nella storia del pallone la nazionale magiara ha rappresentato una realtà rivoluzionaria, simile alla travolgente Arancia Meccanica di Johan Cruijff degli anni ’70. Vent’anni prima di quell’Olanda meravigliosa, nel 1954, l’Ungheria di Puskas sfiorò il tetto del mondo perdendo un’incredibile finale mondiale contro la Germania proprio come accadde all’Olanda vent’anni dopo.
LA SQUADRA D’ORO Era soprannominata la “squadra d’oro” e giocava uncalcio avveniristico.Ebbene, nel segno del “4”, in questo2024 l’Ungheria si presenta in Germania con una formazione che di Cenerentola non ha i tratti nè i risultati sulcampo.DopoilbuonEuropeo 2020(due pareggi contro Germania e Francia, un ko contro il Portogallo), o magiari allenati da Marco Rossi, il quinto tecnico italiano presente in questa edizione continentale insieme a Spalletti, Tedesco, Calzona e Montella, hanno raggiunto la terza qualificazione consecutiva agli Europei, la quinta nella storia. Sono in un gironcino niente male insieme ai padroni di casa, alla tignosa Svizzera che incontreranno oggi a Colonia (ore 15, diretta su Sky) e alla Scozia. Il merito è sì di alcuni talentini che vorrebbero imitare le antiche magie di Puskas, Hidegkuti e Grocsic - tra questi la punta Sallai, la stellina 23enne Szoboszlai e l’ex Bologna Nagy - ma soprattutto di Marco Rossi, ct dal 2018, un passato da calciatore di medio livello (Torino dove è nato, Sampdoria ed Eintracht Francoforte) e allenatore laureatosi nel calcio ungherese, avendo guidato l’Honved al titolo 2017 per poi accomodarsi sulla panchina scottante della nazionale che fu, 70 anni prima, di Gustztav Sebes. Mentre quell’Ungheria fiabesca giocava un pionieristico WM, questa di Rossi opta per un agile 3-4-2-1. Ormai italo-ungherese, visto che dopo 12 anni ha accettato di buongrado dal governo ungherese la cittadinanza della nazione nella quale lavora e allena, Marco Rossi è molto stimato dai vertici calcistici di Budapest ma anche dallo stesso Viktor Orban.
Il primo ministro che ama il calcio, sul quale ha creduto molto attraverso un sistema di agevolazioni fiscali che permette a privati e imprese di investire senza troppe perdite nel settore. Orban vede l’Ungheria di Rossi come un club dinamico visto che, dal 2018, grazie alla nazionale il football magiaro è tornato su buoni livelli dopo decenni bui. Il 59enne ct annusa questa stima e snocciola così i suoi dogmi: «Credo che ogni squadra debba essere organizzata e disciplinata tatticamente per avere una forte identità, soprattutto in fase di non possesso e subito dopo aver perso la palla».
NEL SEGNO DI PUSKAS
Ci sono principi fondamentali da rispettare quando si parla di possesso del gioco ma i miei giocatori sono assolutamente liberi di scegliere le zone del campo che preferiscono. Il talento deve essere liberato,non trattenuto. A seconda delle scelte che facciamo in attacco, quando perdiamo il possesso e non possiamo attaccare di nuovo, dobbiamo adattare la nostra difesa». Sulla partita di oggi ha detto: «Svizzera da rispettare. La mia Ungheria è abituati a soffrire e lottare. È la storia del mondo, chi ha talento arriva in vetta con poco sforzo perché Dio lo ha benedetto, chi ne ha meno come me e qualcuno dei miei deve lottare con unghie e denti per un posto al sole». Nel segno di Puskas.