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Il trans Lia Thomas fuori dalle Olimpiadi 2024: troppo forte per le donne

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Da New York a Los Angeles, qualcuno si appellerà sicuramente ai diritti della comunità LGBT che, come sappiamo, è l’acronimo di Lesbian, Gay, Bisexual e Transgender. Fatto è che le regole sono regole e, se ci sono, in Usa le rispettano. Soprattutto se fissate per normalizzare una situazione che nel nuoto, perché è di questa disciplina che stiamo parlando, è inappellabile. I fatti: nella lista degli atleti Usa per i Giochi di Parigi che inizieranno il 26 luglio, non ci sarà quello di Lia Thomas. Lia è una nuotatrice transgender che ha sempre avuto riscontri cronometrici impressionanti.

Nel 2022, durante i campionati universitari Usa, ha battuto così nettamente Emma Weyant, campionessa statunitense di stile libero e medaglia d’argento olimpica, da sollevare dubbi. Da quel momento si è aperto un vero e proprio caso nel nuoto statunitense: troppa la superiorità di Lia, così la World Aquatics, ovvero la Federazione internazionale di nuoto, ha preso una decisione drastica: quella di introdurre norme restrittive per gli atleti transgender come la Thomas. Ha stabilito che chiunque avesse attraversato nel corso della vita «qualsiasi momento della pubertà maschile» non potesse in alcun caso gareggiare nella categoria femminile delle competizioni di alto livello, tantomeno le Olimpiadi. Lia Thomas, sentendosi defraudata e privata di un diritto legato alla Carta olimpica, ha impugnato la cosa e presentato ricorso contro norme così rigide e, a suo parere, inumane. La vicenda della Thomas è andata a inserirsi in un dibattito molto più ampio, delicato e complesso dei diritti, particolarmente sentito negli Usa.

 

 


Tuttavia, dopo 24 mesi di battaglia legale, il Tas americano ha determinato che Lia non ha i requisiti necessari per fare causa a World Aquatics e restano valide le motivazioni delle regole introdotte nel 2022 secondo cui i transgender hanno «vantaggi fisici significativi, dalla resistenza alla potenza, dalla velocità alla forza, rispetto alle donne cisgender», ovvero a quelle la cui identità di genere corrisponde al sesso biologico al momento della venuta al mondo. Per Lia, niente Olimpiadi, niente Parigi e niente più gare di nuoto contro atlete donne. Non mancheranno reazioni e neppure tanto soffici, da una certa frangia della comunità LGBT.

 

 

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