Luciano Spalletti, un'Italia ermetica a due giorni dall'esordio: in ritiro è... tutto chiuso
Il ritiro della Nazionale da ieri è ermetico. Allenamenti chiusi se non per il quarto d’ora accademico imposto dalla Uefa e bocche mezze cucite anche se si va a parlare in conferenza stampa. È il caso di Giovanni Di Lorenzo, scelto per l’incontro con i media al fianco del capo delegazione Gigi Buffon non a caso: il capitano del Napoli è l’azzurro con più vocine nella testa e più a rischio domande sul calciomercato. Ecco, no. Tra le cose a cui la Nazionale di Spalletti sembra impermeabile c’è proprio il mercato. È frutto di un accordo tra il ct e il gruppo, qui si gioca per l’Italia e non per il club, per gli italiani e non per sé, quindi i panni si laveranno a casa. Un bel cambio di rotta se si considerano i ritiri del passato (purtroppo lontano visto che abbiamo saltato due Mondiali consecutivi) dove si parlava più del futuro dei calciatori che non del loro presente azzurro. Anche l’Europeo 2021 poi vinto era partito tra qualche chiacchiera di troppo su alcuni pilastri quali Insigne, Verratti e Donnarumma, ma poi tutta la polvere poco magica del calciomercato finì sotto il tappeto pregiato dei risultati, e via così fino a Wembley. Stavolta Spalletti, che l’impermeabile bianco lo indossa in campo e fuori, ieri l’altro anche sul palco di Casa Azzurri per un breve discorso inaugurale (la Foresta di Ferro è pur sempre umida), ha messo il guscio prima che i giochi comincino, come ha sempre fatto anche nei club in cui ha allenato.
Se dice che non vuole vedere telefonini (li chiama così) girare non è perché i ragazzi guardano i social ma perché possono arrivare telefonate e messaggini (li chiama così) riguardo alla carriera. Meglio lasciare tutto fuori, selezione all’ingresso del bodyguard Spalletti. Entra solo l’entusiasmo degli italiani che popolano la zona e fanno visita a Casa Azzurri. Si parla poco di Chiesa perché ha il contratto in scadenza nel 2025 con la Juventus, di Retegui che interessa alla Fiorentina, di Buongiorno per cui il Napoli è disposto a offrire mari e monti, di Donnarumma che potrebbe essere messo alla porta, non quella da calcio, dal Psg. Si parla tanto solo di Di Lorenzo perché il suo agente, Giuffredi, non rispetta il religioso silenzio spallettiano.
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Così il capitano designato dall’attuale ct perla cavalcata scudetto con il Napoli è costretto a dribblare qualche domanda scomoda quanto lo Yamal che potrebbe incontrare in campo: "Conte? Grandissimo allenatore. Essere stimato da lui fa piacere"; "Qualcuno sostiene sia triste... Stronzate"; "Ho parlato con la società prima di venire qua e quando sarà il momento parlerò del Napoli" ma "non ora perché sono concentrato sull’Europeo". Breve, netto, anche per certi versi scocciato: l’impressione è che Di Lorenzo abbia voluto parlare perché si parlasse meno di lui e più dell’Italia. Funzionerà? Si spera, anche perché dell’Italia c’è tanto da dire. È iniziata la vera preparazione per l’Albania e il campo è blindato. Ma filtra ottimismo su tutti i fronti: tattico (il 3-4-2-1 funziona), tecnico (smaltiti i carichi di Coverciano, la palla inizia a girare più pulita) e fisico. Frattesi, infatti, si è allenato in gruppo e sarà titolare sabato, Fagioli tornerà a farlo oggi mentre Barella migliora e potrebbe addirittura essere rischiato per l’esordio.
Italia nel nome di Bryan Cristante, il preferito dai tecnici (e centrocampo nei guai)