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Jannik Sinner, "la dote di chi siede al governo": Grasso, bordata politica nel giorno del voto

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Un'altra lezione da Jannik Sinner, impartita ancora una volto dopo una dolorosa sconfitta. La prima, a Montecarlo, qualche settimana fa (prima dell'infortunio all'anca che lo ha tenuto fermo un mese): in semifinale, lanciatissimo verso la vittoria, non chiede la verifica su un colpo fuori di Tsitsipas, non protesta, accetta l'errore dell'arbitro. Alla fine perderà, soprattutto a causa dei guai fisici. La seconda, dopo il bellissimo match di Parigi, altra semifinale ma stavolta al Roland Garros, perso anche questo contro l'amico-rivale Carlos Alcaraz al quinto. Ai giornalisti che gli hanno sottolineato qualche errore di troppo (scordando la comprensibile stanchezza dopo il lungo stop) ha sottolineato come "non si può fare la partita perfetta in due" e che magari è consigliabile evitare stroncature definitive senza mai aver messo il piede in un campo da tennis .

Tutto questo ha mandato in solluchero Aldo Grasso, che dedica la sua rubrica in prima pagina sul Corriere della Sera proprio al 22enne di San Candido per celebrare non una sua vittoria ma la sua straordinaria sconfitta. "E' umano. Se avesse vinto, avremmo dovuto difenderlo dalla tracimante sinnermania, dagli apologeti entusiasti, dai panegiristi, dai tennisti neofiti - spiega il critico -. L’aspetto più curioso è che nelle esaltazioni di Sinner si mettono in luce ora la sua italianità ora la sua anti-italianità (così lontano dagli stereotipi che ci tratteggiano), ora la sua italianità stran(ier)a ora la sua italianità diversamente tale".

 

 

 

Grasso ricorda come sempre a Parigi Sinner è stato disturbato da un raccattapalle durante il match contro il beniamino di casa Gasquet, ma non abbia proferito parola. "In quei momenti di tensione, chiunque altro avrebbe inveito contro il ragazzo. Sinner no: ha ripetuto il colpo, senza recriminare".

 

 

 

Per questo il neo-numero 1 al mondo "è esemplare per il talento, la determinazione e l’impegno ma ha una dote che vorremmo vedere anche in chi ci amministra, in chi siede al governo, in molti «italiani veri»: non si lagna mai, non umilia gli avversari, soprattutto non dà mai la colpa agli altri". E così Grasso la butta in politica, proprio nel giorno del voto per le europee: "Incolpando gli altri, si diventa vittima - sentenzia -. Incolpando gli altri, si fa politica".

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