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Federico Chiesa sconsacrato: la decisione di Luciano Spalletti che agita l'azzurro

Claudio Savelli
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Negli allenamenti di questi giorni a Coverciano si è intravista una novità che può fare tutta la differenza del mondo per l’Italia: Federico Chiesa a destra. Lì dove ha giocato l’Europeo vinto tre anni fa, lì dove non ha più voluto giocare dopo l’infortunio al ginocchio. Chiesa si è impuntato sul suo ruolo, autodefinendosi un’ala che parte da sinistra per rientrare, dribblare e tirare. Punto. 

Ma questa è una prigionia tattica che a Spalletti non sta bene («Sono avvantaggiati i calciatori che occupano almeno due posizioni») e che all’Italia non giova. Già perché il 3-4-2-1 che il ct sta disegnando in questi giorni tende a incepparsi con Chiesa alto a sinistra. Il motivo è semplice: lo juventino tappa e costringe Dimarco a rientrare in mezzo al campo, come si è visto nelle precedenti puntate, e l’esterno interista è un punto di forza se gioca largo e può interagire con un terzo di difesa coraggioso come Bastoni o Calafiori, schierato stasera (20.45, diretta Rai Uno) a Empoli («I biglietti li ho comprati tutti io, lo stadio sarà pieno di miei amici», scherza ma non troppo Luciano) contro la Bosnia nell’ultima amichevole prima dell’esordio contro l’Albania di sabato prossimo. Spalletti ci sta lavorando e lo conferma pubblicamente: «A destra possono giocare Cambiaso, Pellegrini o... Chiesa». Così risponde a proposito dell’archiviazione definitiva del 4-3-3, vista anche l’esclusione di Orsolini che era l’unica ala destra di piede mancino, ma vale anche e soprattutto nel 3-4-2-1 da cui il ct riparte con rinnovata convinzione dopo la confusione tattica vista contro la Turchia.

 

NUOVA VERSIONE
Prendiamo ad esempio la versione di stasera: dietro la punta, Scamacca, agiranno Pellegrini e Raspadori (con Folorunsho e Frattesi destinati a subentrare), dunque non ci saranno ali pure. Sugli esterni toccherà a Dimarco e Cambiaso, con Jorginho e Fagioli al centro del campo davanti all’inedita difesa composta da Darmian, Buongiorno e Calafiori più Donnarumma. L’idea è che in questo sistema Chiesa prenda il posto di Raspadori quando serve allargare le difese rivali, soprattutto quelle che giocano a tre.

Perché se Chiesa si allarga a destra, Cambiaso può convergere in zona di rifinitura. In alternativa sostituirebbe proprio Cambiaso: Spalletti vorrebbe infatti trasformare Chiesa da ala ad “aletta”, ovvero riportarlo al ruolo di esterno a tutta fascia ricoperto agli esordi nella Fiorentina di Paulo Sousa, sempre a destra. Anche perché a sinistra, per una versione ultraoffensiva dell’Italia, magari quando c’è da recuperare un risultato, il ct prevede El Shaarawy.

Non è facile spingere un giocatore a coprire un ruolo in cui non si vede più, peraltro dopo una stagione praticamente in autogestione nel 3-5-2 di Allegri. Così Chiesa ha smesso di evolversi. Ci vuole un lavoro psicologico che il ct sa fare, ma per cui c’è poco tempo. Uno degli strumenti per accelerare la terapia è il “bastoncino” che segue il periodo-carota: la panchina di stasera segue la sostituzione all’intervallo contro la Turchia. Non il trattamento che si riserva al “fuoriclasse della Nazionale”... o forse sì, per svegliarlo dal torpore. Chiesa deve solo fidarsi di Spalletti: essere monodimensionali non aiuta nel calcio contemporaneo, nemmeno se sei l’unico in rosa capace di saltare l’uomo dal nulla.

 

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