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Jannik Sinner, la rivoluzione: come vuole cambiare il suo tennis

Leonardo Iannacci
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 Il giorno dopo è sempre più difficile da digerire, soprattutto se si perde la semifinale di uno Slam duro come il Roland Garros, al termine di una maratona che lascia l’acido lattico in gambe stremate. Jannik Sinner l’ha anche presa bene quando ha commentato, senza facili piagnistei ma alla sua maniera, da sportivo puro, il ko contro l’amico-rivale Carlos Alcaraz. Un tipo che il nostro amabile rosso conosce bene da cinque anni, da quel torneo juniores di Alicante perso in finale in tre set e contro il quale ha perso in due occasioni sulle due partite giocate in questo magico 2024.

RINFRESCO
La rivalità fra i due rinfresca un’immagine che abbiamo visto per tanti anni allorché Rafa Nadal e Roger Federer hanno timbrato stagioni irripetibili del tennis prima dell’avvento di Djokovic, incredibile terzo incomodo con i suoi 24 Slam vinti contro i 22 dello spagnolo e i 20 di King Roger. Il rosso di Sesto ha detto: «Carlos ha meritato. Sono felice per il torneo, che avevo iniziato con grandi dubbi, ma triste per come è finita la semifinale. La chiave è stata la capacità che ha avuto lui di giocare meglio nei momenti importanti dei set che ha vinto».

Poi si è dato un po’ di coraggio in prospettiva dei prossimi impegni sull’erba, il primo dei quali quasi certamente ad Halle, un torneo 500 di preparazione per l’appuntamento più suggestivo dell’anno che è riassumibile in una parola magica: Wimbledon, dove sogna di incrociare le racchette con Carlos, magari in finale. «Rispetto allo scorso anno - ha dichiarato Jannik- sono migliorato molto su questa superficie e tra poche settimane avrò un’altra opportunità di giocare qui, alle Olimpiadi, un torneo a cui tengo tantissimo. Quando giochi tante ore e cinque set così combattuti, sono molti gli aspetti da valutare. Molti dei quali positivi».

 

Il nuovo ranking di numero 1 del mondo lo soddisfa ma lo lascia parzialmente indifferente, questione di carattere: Jannik vuole soltanto migliorare i dettagli che gli hanno fatto alzare le mani per la sesta volta contro Alcaraz in un torneo Atp. E lo desidera fare sull’erba dei Championship londinesi che lo hanno già visto semifinalista nel 2023 e nei quarti l’anno prima. In entrambe le occasioni battuto da Nole Djokovic, il serbo che dovrebbe tornare in pista soltanto per le Olimpiadi, a fine luglio, e che salterà quasi sicuramente lo slam inglese. Sinner ci tiene ai Giochi, saltati nel 2021 per una scelta all’epoca molto criticata, intimamente molto desiderati quest’anno.

«Ora sono numero 1 e ne sono felice, ma arrivarci non basta, bisogna lavorare per rimanerci il più a lungo possibile. C’è tanto lavoro da fare», ha detto lasciando Parigi e partendo per Sesto Pusteria dove lo attendevano mamma Seglinde, papà Hanspeter e il fratello Mark. L’ufficialità dire del mondo va comunque rispettata ma siamo sicuri che, dopo un paio di brindisi con squisita grappa della Val Pusteria e un bacio alla mamma, il giorno dopo Jannik sarà già in campo con Darren Cahill e Simone Vagnozzi per limare i difettucci emersi sulla terra battuta e volgere il proprio tennis all’erba.

PROSPETTIVA
Wimbledon è un sogno per qualunque tennista e Jannik sa bene quello che vale il nuovo rivale su quella superficie beffardamente verde: Carlitos ha già vinto i Championships, battendo nel luglio di un anno fa, in una finale incredibile, Djokovic e dando il via alla grande crisi che ha pervaso la supremazia del grande serbo. Sinner sa tutto questo e ragiona in prospettiva: cambierà il proprio tennis, accorcerà i colpi, scenderà più volte a rete, ragionerà di più sulle traiettorie del servizio e cercherà di equilibrare meglio lo sforzo fisico. A Parigi ha difettato in quest’ultimo aspetto. I crampi che lo hanno assalito devono essere un lontano ricordo su quell’erba magica che lo attende da numero 1. E sa che lo spagnolo sarà lì, ad aspettarlo, come in duello western.

 

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