Giuliano Ferrara si scatena: "Sinner, infinito parac***. E quello sguardo a PIetrangeli..."
Ode a Jannik Sinner, Ma se a scriverla è Giuliano Ferrara, fluviale e impetuosa, il sapore è diverso. Un ritratto antropologico, prima ancora che tecnico, quello che il fondatore, ex direttore e oggi opinionista di peso del Foglio dedica al 22enne di San Candido, approdato in semifinale al Roland Garros ma soprattutto nuovo numero 1 del ranking Atp, primo tennista italiano in cima al mondo della racchetta.
L'altoatesino, un predestinato, viene definito "buono decente monotono bravissimo e infinito paraculo", a scanso di equivoci, ma in grado di conquistare comunque con il suo essere così campione atipico, quasi timido e apparentemente poco bellicoso. Da oggi, annuncia l'Elefantino, "il 4 giugno 2024 si associa con garbo tedesco o austriacante, nazionalità italiana per una volta senza il carattere italiano, al 4 novembre: la vendetta di Caporetto fu un famoso dispaccio 'firmato Diaz', e ora gli si appaia la vendetta astratta, ai punti Atp, di un primato dolce e garbato 'firmato Sinner'".
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Jannik condivide con il suo amico e rivale Carlos Alcaraz una "inconsapevolezza vaga, la chiave e la manifestazione sublime di un vero successo". Così poco italiano, Sinner. E Ferrara si rallegra infatti del fatto che il tennista "vive a Montecarlo, dove è residente e fiscalmente responsabile delle sue tasse, e penso che abbia affrontato con il suo stile di blando e riservato negazionismo morale le polemiche insulse di cui fu fatto oggetto ai primi ingenti raccolti sul campo". Altro che "peccatore", insomma.
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La sua fortuna, a differenza di un altro grande talento come Tsitsipas, è quella di avere una famiglia discreta e lontana dal clamore e dal circuito, con mamma e papà mai presenti sul campo, e per questo mai causa di conflitti. "Che cosa ci sia sotto, che cosa viva in quest’uomo prigioniero della sua bolla di concentrazione e missione, non si sa e non si saprà mai", conclude Ferrara. Jannik lontano anni luce dal "drammone russo di Andrej Rublëv" e dalla "perfidia oltranzista di un Daniil Medvedev", campione di "professionismo ultraweberiano" e agli antipodi rispetto a Rafa Nadal '"eroico e tignoso e indio di temperamento". Talmente a sé da riuscire a dare persino una lezione a Nicola Pietrangeli con "quello sguardo attonito ma non irridente né odioso, solo stupefatto" al 90enne mito del tennis che osò parlare male di lui a vittoria di Coppa Davis appena avvenuta.