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Jannik Sinner, la teoria del mental coach: "Approccio ecologico alla prestazione"

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“In Jannik Sinner riconosco i tratti mentali ideali di un atleta al top. Si vede anche che c’è un grande lavoro dello staff. È ricorrente in lui il tema della felicità, si allena essendo felice di farlo. E la prestazione conta più del risultato”. Dipinge così il prossimo numero uno al mondo del tennis Luciano Sabbatini, mental coach di Gianmarco Tamberi da 10 anni e anche di diversi calciatori. In un’intervista al Quotidiano Sportivo, parla di Jannik come uno sportivo “che non ha un atteggiamento comune — dice — qualche torneo fa diceva che se vinceva si allenava ed era contento, mentre se perdeva iniziava ad allenarsi per migliorarsi. Questo non fa vivere con l’ansia della competizione. Come Gianmarco, mi sembra che Jannik abbia sempre ’fame’”.

Per il futuro, per mantenere la prima posizione, “è importante perseguire la sostenibilità del successo — aggiunge —. L’atleta deve trovare un equilibrio interiore, con la capacità di mettersi in gioco sempre. Lo sport è cambiamento ed è facile andare su e giù a livello di rendimento. Serve una stabilità interiore, perché il trionfo porta con sé l’inganno di far credere di essere eroi invincibili. Se uno razionalizza troppo la propria attività, se si concentra molto su fattori esterni, finisce per subire maggiormente la pressione e anche la performance peggiora”.

 

L’Italia intanto sta vivendo ancora un’età dell’oro, in molti sport: “Mi piace pensare che gli ori di Gianmarco e Jacobs a Tokyo abbiano avuto l’effetto di convincere molti altri atleti che nulla fosse impossibile — dice ancora Sabbatini —. Se uno definisce invece un limite, finirà per non superarlo e quello sarà il suo massimo”. Alla domanda se ha limiti, il mental coach di ‘Gimbo’ conclude così: “Dobbiamo ancora conoscerli — le sue parole —. Di sicuro, il suo approccio ’ecologico’ alla prestazione sarà di ispirazione per molti, non solo nel tennis. Lui sa da dove viene e dove vuole andare".

 

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