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Sinner, la rivelazione di Panatta: "Cosa mi disse Fink e cosa rischia ora"

Roberto Tortora
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Il 4 giugno 2024 resterà scolpito per sempre come uno dei giorni più belli della storia dello sport italiano. La vittoria di Jannik Sinner ai quarti di finale del Roland Garros contro Dmitrov, infatti, non ha significato solo la conquista della prima semifinale sulla terra rossa parigina. Complice anche il ritiro di Novak Djokovic, il tennista italiano, da lunedì prossimo, sarà ufficialmente il numero uno della classifica mondiale ATP.

Un traguardo storico, mai raggiunto prima da nessun asso della racchetta del nostro Paese. A tesserne le lodi, dalle pagine del Corriere della Sera, è Adriano Panatta, cioè colui che, prima dell’arrivo di Jannik, veniva considerato il più grande. Questo il Panatta-pensiero: “È il più forte. Vi sono altri modi per dirlo? Non è un leader per caso, non potrebbe esserlo. Neanche il fatto che l’evento si sia compiuto in questa strana giornata cominciata da numero due e finita un gradino più su, toglie qualcosa al percorso compiuto da Jannik in questi pochi mesi che dallo scorso settembre a oggi l’hanno portato dal numero sette della classifica sulla vetta del nostro sport. Le vittorie sono trentatre, le sconfitte appena due, e una delle due giunta dopo un clamoroso errore arbitrale (a Montecarlo). Sono numeri da campione. Anzi, numeri da primato. Non c’è casualità in questa scalata che ha affrontato per arrivare lassù”.

Panatta, poi, pensa ai primi colpi di Sinner e a ciò che è diventato oggi: “Bastava guardarlo, il giovane Sinner. Anzi, è stato bello seguirlo match dopo match, e vederlo crescere, trasformarsi da ragazzo a uomo, cambiare nelle espressioni, nei modi di fare, di affrontare gli avversari e anche di parlare in pubblico. Il primo ad annunciarmi la lieta novella fu un ex-tennista che sapeva giocare bene, Andreas Fink”.

Fink infatti gli disse: “Lassù, sulle montagne c’è un ragazzino talmente forte che potrà diventare il nuovo numero uno”. Panatta prosegue con una battuta: “Ci arriverà sciando? Ci ho ripensato in questi giorni, la battuta ci stava, ma Andreas aveva visto giusto. Eppure, non c’è predestinazione nella nuova conquista di Sinner. C’è lavoro, attenzione, preparazione, certo anche sacrificio. Condurre un tennista sulla vetta del nostro sport – prosegue Panatta - non è mai un punto d’arrivo. Piuttosto è l’inizio di una seconda vita sportiva, che presenterà nuove difficoltà e dovrà essere coadiuvata da nuovo studio e nuovi sacrifici. Al numero uno si chiede di vincere e a Sinner chiederanno di farlo da questo Roland Garros. Si chiede di stare lassù il più a lungo possibile. Aumenteranno i guadagni, certo, ma anche le responsabilità. Gli avversari di lungo termine si restringono ad Alcaraz, forse a Zverev. Poi ci saranno quelli di giornata e a breve si presenteranno quelli del futuro. Ma al momento non c’è chi possa batterlo. Se ho imparato a conoscerlo, aver raggiunto la vetta è una nuova sfida che Sinner ha tutta l’intenzione di vincere”.

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