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Luka Doncic, il mito che l'Nba odia: birra, sfottò e pancetta? Se ne frega (e ora sogna l'anello)

Gabriele Galluccio
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La globalizzazione ha fatto un gran bene al basket americano, con i fenomeni provenienti dal vecchio continente che da eccezioni si sono trasformati nella regola. Due degli ultimi tre titoli Nba sono stati vinti da squadre fondate su una stella europea: il greco Giannis Antetokounmpo ha trascinato i Milwaukee Bucks nel 2021, il serbo Nikola Jokic lo ha imitato con i Denver Nuggets nel 2023. Questo potrebbe invece essere l’anno di Luka Doncic, sloveno che gli americani amano odiare. Fin da ragazzino, quando vinse l’Eurolega con il Real Madrid, è stato accompagnato da aspettative enormi: Doncic le ha rispettate in pieno, trasformandosi stagione dopo stagione nel fenomeno generazionale che tutti speravano potesse essere. A 25 anni Luka gioca come un veterano, è pienamente consapevole di avere un talento sconfinato, ma soprattutto legge il gioco come pochi altri. A Dallas è bastato mettere al suo fianco una stella del calibro di Kyrie Irving e un buon cast di supporto per arrivare dritta alle Finals.

E pensare che in pochi credevano che Irving e Doncic potessero funzionare: il primo è un personaggio a dir poco eccentrico, il secondo è un fuoriclasse atipico, che non rispetta proprio i canoni del super atleta e del professionista esemplare. Invece insieme fanno scintille, con un’intesa nata subito sul campo e che si è poi rafforzata anche fuori ("è la miglior cosa che mi sia capitata in carriera, mi piace passare del tempo in sua compagnia", ha dichiarato Doncic a proposito di Irving). Luka sta facendo magie in questi playoff, ai quali si era presentato da miglior realizzatore della Nba con quasi 34 punti di media. Arriva alle sue prime Finals da sfavorito, dato che i Boston Celtics hanno banchettato a Est e sono arrivati in fondo con il minimo sforzo, dopo aver chiuso la stagione regolare con il miglior record (64-18) della Nba. Guai però a scommettere contro Doncic, che ha già guidato i Mavericks in tre vittorie memorabili: ha fatto fuori squadre più quotate come Clippers, Thunder e T’Wolves. Luka ha ulteriormente alzato il livello contro Minnesota, schiantata 4-1 nella finale della Western Conference: ha chiuso la serie con 32.3 punti, 9.6 rimbalzi e 8.2 assist, tirando con il 57% da due e il 44% da tre. Numeri straordinari, che però non bastano per raccontare la grandezza del giocatore e del personaggio: Doncic ama parlare 'sporco' e irridere gli avversari e i tifosi.

Fischi e insulti sono linfa vitale per lui, che è un agonista vero. E soprattutto è un fenomeno generazionale, pure con la 'panzetta' e nonostante sia stato beccato a bere una birra subito dopo l’ultima partita con i T’Wolves. Lui e Jokic sono due Mvp atipici: entrambi slavi con un fisico insospettabile e il basket che scorre nelle proprie vene. Doncic è uno spettacolo unico nella Nba con i suoi tiri da otto metri, il modo in cui guida la squadra, il trash talking, le prese in giro ai tifosi avversari ("Chi sta piangendo ora, figlio di...?", ha esclamato in gara-5 della finale di Conference all’indirizzo di un fan rivale, subito dopo aver segnato un gran canestro). "Non ho ancora finito, ne abbiamo altre quattro da vincere", ha messo in chiaro subito dopo aver archiviato la serie con Minnesota. Per Luka è il primo viaggio alle Finals Nba, mentre Dallas ci torna per la prima volta dal 2011, quando vinse il titolo grazie a un certo Dirk Nowitzki... Tredici anni dopo, i Mavericks sognano con un altro fuoriclasse europeo.

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