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Rafa Leao, Carlo Ancelotti: "Lo picchierei tutti i giorni"
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Il Real è il presidente e anche la squadra con la quale chiuderà la (gloriosissima) carriera da allenatore, mentre intanto va alla ricerca della 15esima Champions con i Blancos (si tratterebbe della terza allenatore dopo quelle vinte nel 2014 e nel 2022 contro Atletico e Liverpool).
Parola di Carlo Ancelotti, che ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica: “Allenerò fino a quando resterò al Real — le sue parole — Il fatto è che la storia del Real si identifica con la Champions a partire dalla sua creazione. Nei primi 10 anni l’ha vinta sei volte. Vorremmo riuscirci anche noi, che nel 2014, giusto 10 anni fa, portammo a casa la mitica Decima. Il paragone con quel grande Real di Di Stefano è una motivazione forte”.
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Davanti, però, ci sarà un Dortmund che piuttosto complicato da battere: “Loro sono forti, passano in un attimo dalla difesa all’attacco — le parole di Carletto — Hanno eliminato il Psg in semifinale e l'Atletico ai quarti". Si andrà in campo la solita ricetta: "L'actitud, l'atteggiamento giusto, e la capacità di disfrutar, sapersi godere il privilegio di un lavoro che è anche un gioco”. Per prepararsi alla fine, si concederà ”broccoli, salmone e pasta — commenta — Un'ora di ‘siesta’ (di riposo, ndr) se ci riesco. Tanto il pomeriggio della partita il cuore batterà a 120, come sempre. Ma poi sul campo il ritmo torna normale".
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L’Italia e il Milan, invece, sono il suo passato, anche questo glorioso, che gli ha portato anche in questo caso due Champions: "L'Italia, a livello di risultati, sta tornando in alto nelle coppe — le parole di Ancelotti — Tre finaliste l'anno scorso, con l'Inter a un passo dalla Champions”. Prima della stilettata a Leao: “Lui croce e delizia? Da picchiare, a volte — dice scherzando (ma non troppo) — Se fosse con me, lo farei tutti i giorni”.
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Quest'anno l'Atalanta ha vinto l'Europa League e la Fiorentina può provarci in Conference. Quello che manca per Ancelotti al calcio moderno italiano, però, “è un ambiente da svecchiare — prosegue —. A livello tecnico invece non vedo fuoriclasse, a parte Donnarumma in porta. Sto parlando di una generazione simile a quella di Pirlo, Totti, Del Piero. Serve ancora un po' di tempo. La media comunque è buona, il gruppo c'è (si riferisce alla Nazionale di Spalletti, ndr), la squadra può fare bene". Uno dei problemi del calcio moderno, infine, è che si gioca troppo: “Siccome non si giocava abbastanza prima, nel 2025 hanno deciso di aggiungere un po’ di partite (il nuovo Mondiale per Club, ndr)".
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