Pietrangeli, lo sfogo su Adriano Panatta: "Se lo sogno oggi cado ancora dal letto"
Il mito di un tennis che non c'è più. Nicola Pietrangeli anche in Francia è considerato una leggenda, in virtù non solo del successo in Coppa Davis da capitano dell'Italia nel 1976 in Cile, o ancora più per i suoi due trionfi al Roland Garros nel 1959 e nel 1960. A 90 anni, volitivo, brillante e polemico, incarna ancora oggi l'immagine degli sportivi che tra anni Cinquanta e Sessanta erano anche strepitosi viveur, vere e proprie star del jet set.
Intervistato da L'Equipe, Pietrangeli ricorda le notti folli dopo le partite: "Cantavamo, facevamo spogliarelli, champagne a bizzeffe". I toni sono comprensibilmente nostalgici: "Le feste memorabili furono a Monte Carlo, il giovedì, ecco perché i risultati più sorprendenti si sono verificati il venerdì! C'erano artisti e attori. Una volta, con Ion Tiriac e Ilie Nastase, ci siamo travestiti e abbiamo formato un trio di donne brutte, era disgustoso da vedere! Un altro anno, mi sono svegliato in macchina alle 9 del mattino, non avevo idea di cosa fosse successo. A Parigi il mio quartier generale era il Crazy Horse, vivevo con Alain Bernardin, il suo creatore". In compagnia di chi, non è difficile da immaginare.
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Ma c'è anche spazio per il tennis giocato. La sconfitta che gli ha fatto più male, guarda caso, è stata proprio contro un giovanissimo Adriano Panatta, al campionato italiano nel 1970. Lui aveva 37 anni, il rivale appena 20: Vincevo 4-1 al quinto set e lì, per una volta, fui pretenzioso. Se lo sogno di notte, cado ancora dal letto, ma fu un passaggio di testimone". Il loro rapporto ha avuto poi il picco 6 anni dopo, in Cile, ma si è concluso con quello che Pietrangeli considera ancora oggi "un tradimento".
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Quella sconfitta era il segnale del tramonto imminente. "Giocavo un torneo a Bastad, in Svezia. Cominciavo a perdere un po' troppo, ho sbagliato un punto facile, mi è caduta la racchetta e le ho detto: ‘Allora mi abbandoni anche tu?'. Lì ho capito che era l'ultimo anno".