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Milan, addio a Stefano Pioli e paura tra i tifosi: perché rischiano di rimpiangerlo

Gabriele Galluccio
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Non vorremmo essere nei panni dei dirigenti del Milan, ma nella loro testa sì. Quali sono i ragionamenti che li stanno spingendo a mettere sotto contratto Paulo Fonseca? Lo chiediamo senza alcun intento critico, ma per pura curiosità, ammesso che sia davvero lui il nuovo allenatore. Gli espertoni di calciomercato assicurano di sì e parlano di un contratto triennale da almeno 3,5 milioni a stagione: davanti a questa prospettiva i tifosi rossoneri diventa così isterici da volersi convincere che in realtà è in atto un piano segreto per depistare tutti e che terminerà con l’annuncio a sorpresa di Antonio Conte.

Ormai lo abbiamo scritto in tutte le salse, il tecnico leccese sarebbe l’ideale per cercare di colmare il gap con l’Inter. Evidentemente non è questo l’obiettivo del club, e le parole di Gerry Cardinale sono indicative: «Se vinci ogni anno diventa meno interessante».

Una filosofia molto americana che non c’entra nulla con il glorioso Milan, i cui tifosi si aspettano sempre il massimo, al punto da avere una percezione distorta sull’addio di Stefano Pioli. Addio che è diventato ufficiale nella giornata di ieri, tra immagini toccanti che hanno ripercorso gli ultimi 4 anni e mezzo e parole al miele: «Grazie, Stefano. Siamo tornati a vincere ed è stato bellissimo». Stasera il popolo di San Siro (ore 20.45 contro la Salernitana) dovrebbe rendergli l’ultimo omaggio.

 

Paradossalmente Pioli e il Milan si stanno lasciando benissimo al contrario di Allegri e la Juventus, ma la differenza sostanziale è come i due club stanno preparando il dopo. I bianconeri si sono affidati a una dirigenza sportiva forte e dalle idee chiare, che sta già costruendo il rilancio ad alti livelli con uno dei migliori allenatori in circolazione (Thiago Motta) e una serie di colpi già in canna (Calafiori e Di Gregorio). Al Milan invece non si capisce chi decide cosa, a partire da Ibrahimovic: che peso ha? Al momento si direbbe zero...

Il rischio è che Pioli finisca per essere rimpianto: è giusto separarsi perché il suo ciclo è finito, ma resta comunque un allenatore che ha vinto uno scudetto, ha disputato una semifinale di Champions e soprattutto ha riportato il Milan ai vertici dopo anni bui. Fonseca è un allenatore da algoritmo, non uno che può migliorare gli ottimi risultati di Pioli: gioca un calcio ambizioso, è bravo a valorizzare i giovani ma non offre alcuna garanzia in termini di successo. È pur sempre uno che a Roma è arrivato settimo facendo gli stessi punti del Sassuolo di De Zerbi...

 

E tra l’altro parte già in svantaggio nei derby, che per i rossoneri sono un tasto dolente: nella Capitale contro la Lazio di Inzaghi ne ha vinto solo uno su quattro, perdendone uno rovinosamente per 3-0. Al di là di questi dettagli, l’aspetto più importante è che Fonseca, per quanto possa essere bravo, non sembra il profilo adatto per reggere l’immensa pressione che deriva dall’allenare il Milan, soprattutto in questo momento storico.

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