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Internazionali di Roma, caos-biglietti al Foro Italico: ecco chi resta fuori

Claudio Savelli
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La Federtennis esulta: pienone mai visto al Foro Italico! Per forza, non è stato posto un limite alla vendita dei biglietti “Ground”, ovvero quelli che consentono di andare ovunque tranne che nei due campi principali (Centrale e Grand Stand Arena) e che costano cifre ragionevoli. Se uno ha un po’ di sale in zucca, nella prima settimana del torneo compra un Ground, così risparmia, gira e si piazza dove trova la partita interessante. Se riesce... superando altre persone in coda, litigando con gli steward, scavalcando barriere, aggirando controlli, buttandosi da un elicottero, gridando “al fuoco” e accomodandosi sulle tribune mentre tutti gli altri evacuano. Per la prima volta è stata sfondata quota 300mila biglietti! E sabato scorso il Foro ha ospitato 36.671 persone (28.952 per la sessione diurna e 7.719 per quella serale)! Record su record! Parliamone. Chi è stato al Foro Italico sa benissimo che tra 29mila corpi non si cammina, figuriamoci se ci si siede in tribuna. Dice che è “l’effetto-Sinner”. Sì e no.

«APRITE, APRITE!»
Tutti questi biglietti Ground sono stati venduti solo per fare il record, senza considerare che il Foro non ha una capacità così elevata. La gente rimane fuori perfino dai campi secondari 1-6 e urla “aprite aprite” invano perché tutte le tribune sono piene. Dentro chi ha fatto l’alba, o il furbo, e fuori chi arriva dopo. Le resse rischiano di diventare risse. La politica del presidentissimo Binaghi è facile da cogliere ma difficile da capire. Alzare il prezzo dei biglietti dei due campi principali e tenerlo relativamente basso per il Ground. Ok ma perché? Forse per indurre gli scontenti dell’esperienza low-costa spendere di più? I “poveri” a fare i “ricchi”? Sarà quel che sarà ma così perdi tutti. Gli occasionali, con la stessa velocità con cui si sono affacciata al tennis, si girano dall’altra parte; gli appassionati, da un circolo che sembra un circo, stanno alla larga. Negli ultimi anni è stata stuprata l’idea di un circolo tennis. Un luogo comodo, silenzioso, educato in cui rilassarsi, al riparo dal chiasso della città. Ora c’è più caos lì dentro che fuori, e siamo a Roma...

 

La differenza di prezzo tra un Ground e un Centrale diurno è mediamente di 100 euro. Dai 30 e spiccioli ai 130 e rotti. Un posto nella Grand Stand Arena si può strappare attorno ai 50 euro: più umano. Più o meno lo stesso prezzo per il Centrale serale (in piccionaia, ovvio) perché non ha la concorrenza del Ground e le partite sono meno. Morale: strade piene e Centrale e Grand Stand semideserti. Ai risparmiatori toccano code chilometriche per entrare nel campo 12; agli spendaccioni, beh, tocca guardarsi tra loro e magari improvvisare una briscola visto che le partite sul Centrale nella prima settimana sono state davvero poca roba. Non è raro vedere le persone scalare fino all’ultima fila e affacciarsi fuori per ammirare il panorama: nonostante tutto, il Foro Italico conserva il suo fascino ed è evidentemente più interessante di molti match.

 

 

Questo perché, oltre all’organizzazione, anche la programmazione lascia a desiderare. Non si bada allo stato di forma dei giocatori ma solo ai nomi, e allora è assicurato il palcoscenico principale ai Djokovic e ai Nadal che però perdono. E se la folla acclama lo spagnolo, non perdona il serbo, uscito tra i fischi per un atteggiamento un po’ così. E guai a mettere troppo femminile sul Centrale: una larga fetta di pubblico non vuole, anche se non si può dire troppo in giro. Altra questione: la fame. Quella di tennis, visto l’andazzo, resta. Quella letterale, visti i prezzi del cibo, pure.

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