Jannik Sinner, il giorno che gli ha cambiato la vita: "Per me è stato spaventoso"
L’infanzia di Jannik Sinner è oramai nota a tanti: capitano della squadra di calcio di Sesto, talento sia sugli sci sia sul tennis, scegliendo di investire in quest’ultimo sport prima di diventare grande e di sfiorare il posto di numero uno del seeding (raggiungibile dopo il Roland Garros di Parigi). Il 22enne talento altoatesino, intanto, si è raccontato al Financial Times: “Ero davvero bravo a sciare, non così bravo a tennis — le sue parole —. Quando avevo 12 o 13 anni, partecipavo a una gara, ed era la prima gara di discesa libera. Vai lì e devi saltare 30 o 40 metri, e quando sei bambino è spaventoso, per me lo è stato. Allora mi sono detto: forse ho troppa paura per andare a sciare. Ho scelto di giocare a tennis perché per me è una competizione sana”.
Punto forza per le sue vittorie “è sicuramente la parte mentale — aggiunge —. Quando scii e commetti un errore, non puoi vincere la gara. Se cadi sei fuori gara". Nel tennis invece puoi anche essere sotto 0-40 e arrivare al match point di fila per l'altro giocatore, prima di rimontare e vincere, come Sinner ha fatto in Coppa Davis contro la Serbia di Djokovic, che a breve potrebbe scavalcare come numero uno al mondo. In match delle semifinali di Malaga che riportò “l’Insalatiera" in Italia dopo 47 anni. A casa, in Alto Adige, c’è possibilità di riposarsi: "I giorni a casa sono davvero importanti per me perché mi danno la sensazione di quando ero giovane — dice ancora — Vado sulle piste, scio un po', mi diverto con i miei amici. Nella mia mente, è come tornare ai vecchi tempi, e questo è davvero, davvero bello per me: questi sono forse i giorni più speciali che posso avere".
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Jannik, nel corso degli anni, è cresciuto anche dal punto di vista fisico: "In questo momento sono più in palestra che sul campo da tennis — ha detto ancora —. Ogni corpo è diverso: io, ad esempio, devo essere forte e stabile. E penso che questo sia uno dei motivi per cui ho fatto questo passo in più, perché fisicamente sono cresciuto. Quando avevo 20 anni, non avevo ancora il corpo di un ventenne e devi accettarlo…”. Sull’amico Carlos Alcaraz, infine, conclude: "È davvero bello vedere quando qualcuno giovane realizza qualcosa di grande. Penso che sia ciò di cui lo sport ha bisogno. Abbiamo davvero un ottimo rapporto fuori e dentro il campo. Diamo tutto quello che abbiamo e cerchiamo anche di intrattenere il pubblico, forse lui di più, perché ha colpi spettacolari. Mi piace davvero vederlo giocare".
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