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Inter "triplicata", la Juve non cresce: ecco la verità sullo scudetto

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Gabriele Galluccio
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I soldi contano tanto nel calcio, ma non sono tutto. Averne molti crea le condizioni ideali per il successo, che però può essere raggiunto solo tramite le idee e le competenze. È per questo motivo che il Real Madrid e il City vincono tanto, seppur in maniera diversa, mentre il Psg degli sceicchi ancora insegue la prima Champions, non capendo che è inutile comprare i calciatori migliori, se alla base non c’è un progetto solido e valido. Nella serie A di quest’anno ci sono vari esempi di come fare o non fare calcio. Prendiamo il caso del Napoli: senza i «comportamenti corretti» spallettiani, il club di De Laurentiis è passato dal vincere lo scudetto al non essere nemmeno tra le prime sette della classifica, nonostante in campo vadano gli stessi giocatori dell’anno scorso, che adesso valgono complessivamente il 14,9% in meno. Una svalutazione figlia della scelleratezza del padre padrone del Napoli che, in preda ai deliri di onnipotenza post-scudetto, ha gettato a mare anni di gestione quasi perfetta. Non è un caso che i nuovi campioni d’Italia siano a Milano, sponda nerazzurra. Mentre il Napoli perdeva i punti di riferimento Spalletti e Giuntoli, l’Inter si fidava ciecamente dei suoi (Marotta e Inzaghi) e veniva ricompensata luatamente: lunedì è arrivato lo scudetto della seconda stella, reso ancora più speciale dall’averlo vinto proprio contro il Milan.

POTENZA DI FUOCO
Sono diversi anni che l’Inter è tra le favorite, ma non per meri motivi economici: sul mercato non ha la potenza di fuoco della Juventus e del Milan, anzi la scorsa estate ha fatto un solo acquisto “contante” (Pavard per una trentina di milioni). Il vero capolavoro è stato Thuram, l’ennesimo parametro zero di livello convinto dalla dirigenza dell’Inter: i prossimi saranno Zielinski e Taremi, che dimostrano come sia facile dire sì ai nerazzurri in questo momento storico. I motivi sono molteplici: il gruppo è forte e consolidato, con picchi di talento degni dei migliori club europei; l’allenatore è molto bravo, continua a migliorarsi e a migliorare il gioco della squadra; il tris di dirigenti Marotta-Ausilio-Zanetti è quanto di meglio può desiderare un club di tale livello.

 



Tralasciando le questioni finanziarie che riguardano il presidente Zhang, al momento l’Inter è un gioiellino gestionale: la sua rosa ha un prezzo d’acquisto pari a 274 milioni e ne vale 622 (dati Transfermarkt), più di qualsiasi altra in serie A. La cavalcata trionfale di quest’anno ha permesso ai nerazzurri di superare Napoli (513 milioni a fronte di 385 spesi) e Milan (533, +206 rispetto sui prezzi di acquisto) in termini di valore. E la Juventus? È la rosa più costosa del campionato (469 milioni) nonché quella meno valorizzata tra le big (490, soltanto +21). A chi si affanna a sostenere che Allegri stia facendo un ottimo lavoro, ritenendo la rosa non all’altezza delle rivali, basta mostrare questi numeri: l’allenatore ce l’avrà o no qualche demerito se una squadra costata 469 milioni, 200 in più dell’Inter, è a -22 dalla vetta e gioca un calcio terrificante? La Juve rischia di essere superata al terzo posto addirittura dal Bologna, altro esempio lungimirante di come si fa calcio: un ottimo allenatore emergente (Thiago Motta), un grande dirigente (Giovanni Sartori) e investimenti oculati che si traducono in una rosa costata 120 milioni e dal valore più che raddoppiato (254).

CASO FROSINONE
E poi c’è il caso più clamoroso dell’anno, quello sì quasi miracoloso. Si tratta del Frosinone: prezzo d’acquisto della rosa 4,4 milioni, valore attuale 103,5. La società ha scelto di puntare su tanti giovani in prestito e sulla redenzione di Di Francesco per cercare di non retrocedere. Se la favola Frosinone non dovesse avere il lieto fine, resterebbe comunque un bell’esempio di idee e coraggio. Tra l’altro ogni vittoria ai ciociari è finora costata solo 739mila euro, oltre venti volte in meno della Salernitana già retrocessa (24 milioni) e di Sassuolo (25) e Udinese (23), entrambe a rischio. L’Inter invece ha sborsato 10 milioni a vittoria, quasi un terzo del Napoli (29) e della Juve (26). Numeri che smentiscono il pensiero di certi personaggi: la qualità dei calciatori - e quindi il potere d’acquisto- conta, ma solo se è affiancata da una dirigenza che sa riconoscerla e da un allenatore che sa cosa farsene.

 

 

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