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Paola Egonu, la donna che vuole farla fuori: "Amiche noi? No"

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Il dualismo nell'Italvolley femminile adesso è ufficiale: Kate Antropova contro Paola Egonu, due stelle forse incompatibili. Divise in campo con i rispettivi club, ma pure in Nazionale. La 21enne russa naturalizzata italiana ha trascinato alla finale scudetto la Savino del Bene Scandicci eliminando in semifinale proprio la Egonu, con l'Allianz Milano ko due volte per tre set a zero. Un trionfo condito pure dl titolo di miglior giocatrice della sfida, tutto sotto gli occhi del ct Julio Velasco

"Mi fa piacere che Velasco abbia visto una bella partita, ma la felicità è per aver vinto con la mia squadra, perché questa, al di là dei luoghi comuni, è davvero una vittoria di squadra, come quelle che si vedono nei film. Abbiamo reso possibile ciò che tanti credevano impossibile", spiega l'opposto al Corriere della Sera. Il futuro azzurro è tutto suo: "Sono curiosa di lavorare con Velasco: sarà un altro passo nella mia crescita. Voglio conoscerlo meglio, confrontarmi con lui, approfondire la sua idea di pallavolo e imparare cose nuove".

 

 

 

Nella sua crescita è stato decisivo il supporto di una mental coach nell'ultimo anno, anche per reggere le pressioni di tutto un movimento dopo gli attriti con la superstar Egonu e le pesanti polemiche sulla Nazionale dopo l'Europeo 2023 e la rottura tra Paola e l'allora ct Davide Mazzanti. "Ho iniziato questo percorso all'inizio della scorsa estate perché volevo un aiuto a controllare le emozioni nuove che avrei vissuto. È stata preziosa in tutto il percorso, mi ha aiutato a non leggere o ascoltare tutte le chiacchiere che mi avrebbero distratta".

 

 

 

L'eterno confronto con Paola "non lo capisco. Siamo diverse. Divido gli opposti in due categorie: in una ci sono Paola e Vargas, dotate di un talento naturale incredibile. Nell'altra ci metto Boskovic, Haak che hanno raggiunto quel livello col lavoro. Non so chi sia più forte, ma se Paola salta due metri e attacca una diagonale strettissima, bisogna solo applaudire. Io posso fare altro, faccio parte della categoria di chi deve osservare, provare, riprovare e continuare lavorare".

"Le rivalità personali lasciano il tempo che trovano - glissa -, la sfida Kate contro Paola non fa vincere le partite". Poi però ammette: "Non è necessario essere amiche in una squadra, l'importante è lavorare per il bene comune". Il problema è che in Nazionale c'è posto solo per una.

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