I guardalinee ormai hanno poco senso: snobbati e anche dannosi
All’indomani di Inter-Atalanta 4-0 il qui presente minchione pubblica il seguente tweet (ora X): «Novanta minuti su e giù con l’ordine di non alzare la bandierina se non ad azione terminata, per evitare danni. Novanta minuti su e giù con la certezza di essere orpelli d’intralcio alla tecnologia. Novanta minuti nell’ombra squarciati da un momento di purissimo orgoglio personale: “Ora decido io, checcazzo!”. E la bandierina va su. Ma invece doveva restare giù. Ecco, la partita di ieri, anche con un filo di amarezza, certifica un fatto: i guardalinee non servono più a una mazza». Apriti cielo! C’è chi si è incazzato e «Non è vero, gli assistenti sono ancora oggi importantissimi, non capisci una mazzafionda».
Mah, boh, sarà. Il dato di fatto è che mercoledì a San Siro l’addetto incaricato ha inguaiato la sua stessa categoria, con quella sbandierata smentita in pochi minuti dai signori varisti (la palla non aveva oltrepassato la linea di fondo) che ha successivamente portato all’assegnazione del rigore per fallo di mano (conclusione di Lautaro Martinez parata da Carnesecchi, sulla respinta gol di Dimarco). E allora ci siamo messi lì a riflettere: a cosa serve nel 2024 il guardalinee? Un tempo combinava boiate (do you remember Muntari?) ma non poteva essere messo in discussione, del resto doveva sbandierare falli laterali, calci d’angolo e, soprattutto, i temibilissimi fuorigioco.
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Ora è cambiato tutto. Sugli offside l’assistente è invitato caldamente a farsi i cazzacci suoi e ad aspettare la fine dell’azione, ché se per caso sbagli non si può tornare indietro e son dolori; sui palloni dentro/fuori, invece, ci pensa la benedetta tecnologia, in questo caso infallibile (o quasi). E allora, domanda: invece della terna arbitrale non avrebbe più senso il doppio arbitro come nel basket? Troppo complicato? Forse è vero, è una boiata pure questa, ma ditemi voi che senso ha, nel 2024, vedere ’sti due signori che fanno su e giù per il campo con la bandierina in mano. E poi - perdonate la franchezza - passi il giovanotto che sceglie di non giocare a pallone per fare l’arbitro, ma io devo capire com’è possibile che un giorno un giovanotto, rientrando a casa, guardi madre e padre e: «Papà, Mamma, ho deciso cosa voglio fare da grande». E loro: «Dicci figliuolo, vuoi fare il calciatore? L’astronauta? L’attore a Cinecittà?». E lui: «No, voglio fare il guardalinee».
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