Inter in fuga, ma non era l'unica pretendente
L’Inter non era così più forte. Lo è diventata perché è stata costruita, gestita e allenata bene, cosa che non si può dire delle non-inseguitrici. Tanti sono i meriti della capolista quanti sono i demeriti delle altre candidate al titolo. Candidate-al-titolo, sì, nessun errore. Dai più esperti giornalisti ai peggiori frequentatori dei bar sport del Paese, in tanti avevano posizionato altre squadre sopra i nerazzurri nelle griglie estive. Chi il Napoli campione in carica, chi la Juventus senza le coppe, chi il Milan pompato da un mercato a tre cifre, chi la Lazio o la Roma giunte ormai al terzo anno con Sarri e Mourinho, allenatori scudettati a differenza di Inzaghi. Se tutte queste squadre ora l’Inter vanta da 7 a 25 (!) punti di vantaggio. Un motivo ci sarà e non può essere solo l’Inter stessa.
Juventus: Click Boom!
La Juventus ha smarrito la strada per lo scudetto quando ha pensato di averla trovata. Quando Allegri ha cambiato toni e contenuti, iniziando a punzecchiare l’Inter, ha premuto il tasto dell’autodistruzione: click, boom! Ora spiega che il tricolore non è mai stato un obiettivo e che lui lo ha sempre detto ma chi altro ha derogato al copione dell’anno-zero che la Juventus si era data a inizio anno? L’errore, oltre che del mister, è della dirigenza che non è stata in grado di stopparne il delirio. Si può rimediare? Sì, iniziando a lavorare per il futuro, visto che la Champions è praticamente sicura. E valutando se Allegri è l'uomo giusto per il nascente ciclo.
Stefano Pioli, uguale allo scudetto nonostante tutto: il Milan si interroga
Milan: Diamanti grezzi
La risalita del Milan fino ai 52 punti che aveva anche nell’anno dello scudetto dimostra che a questa rosa bastava poco per competere per il titolo. La rosa è ricca di diamanti solo un po’ grezzi. Forse non serviva nemmeno qualcosa in più se Pioli non fosse incappato in un cortocircuito tattico, se lo staff non avesse provocato una quantità abnorme di infortuni, se la dirigenza fosse stata subito al completo, quindi con Ibrahimovic. L’errore è stato non mettere a posto tutto prima di cominciare. Alle falle clamorose mancano un regista, un terzino destro e un centrale di spessore - il Milan sarebbe potuto sopravvivere grazie alla qualità degli offensivi quali Leao e Pulisic che in un campionato mediocre nei duelli fanno la differenza.
"Cosa mi dispiace". Allegri, le parole della resa all'Inter che fanno infuriare i tifosi
Roma: Finiscimi
Davvero c’era chi dava la Roma come sorpresa per lo scudetto? Sì. E non aveva dato di matto. Dal terzo anno di Mourinho ci si poteva aspettare una sorta di all-in sul campionato fatto di sofferenza e risultati striminziti. Invece il castello è crollato perché non c’era una proposta di gioco. Solo caciara. L’errore è stato non salutare Mourinho la scorsa estate, anche se è facile dirlo con il senno di poi: finiscimi e ricominciamo da capo, anche con un direttore sportivo non a scadenza come era invece Tiago Pinto. I Friedkin ci hanno pensato su troppo a lungo in uno strano stile contro-americano. Imparino da questo errore.
Lazio: Ricominciamo tutto
La Lazio ha chiuso seconda la scorsa stagione, con il gioco di Sarri che sembrava entrato nelle vene dei calciatori. Al netto della perdita di Milinkovic-Savic, sul mercato si è strutturata. Cosa è successo, allora? Un gioco così codificato è facile da leggere. Servirebbe una revisione da parte di Sarri che però non sembra disposto a barattare le sue idee. E poi l'impressione è che alla Lazio vada bene così: l’anno ideale per compiere il salto di qualità è diventato quello del ricominciamo tutto.
"Vi faccio i nomi": l'elenco di Lele Adani per umiliare Massimiliano Allegri
Napoli: Autodistruttivo
Venticinque punti dalla capolista per la squadra campione in carica che ha perso solo uno dei titolari: basta questo per ricordare che sono state sbagliate tutte le scelte post-scudetto. Il Napoli è stato autodistruttivo: non ha saputo trattenere Spalletti, non ha scelto un allenatore in grado di raccoglierne l'eredità, non ha sostituito in anticipo il direttore sportivo Giuntoli, non ha ceduto i pezzi pregiati quali Osimhen e non ha di conseguenza reinvestito in una formazione che aveva già raggiunto l’apice e ne era già scesa nell’ultima parte della stagione passata. È un fallimento. Serva almeno da lezione.