Inter-Juve, numeri da record: le differenze che decideranno lo scudetto
Simone Inzaghi e Massimiliano Allegri diranno il contrario ma quella di domenica è chiaramente una sfida decisiva per lo scudetto. Perché solo l’Inter può fermare la Juventus e viceversa, se è vero che tutte le altre squadre, grandi e non, sembrano lontane anni luce. Che siano in due e non una sola a tenere un ritmo sopra la media è cosa rara in serie A.
L’Inter viaggia infatti al supersonico ritmo di 2,57 punti a partita: finisse così il campionato, sarebbe la seconda media più alta di sempre dopo quella della Juventus di Conte che nel 2013/14 chiuse con 102 punti. Anche il Napoli lo scorso anno teneva un ritmo simile - a dir la verità leggermente superiore per poi calare nell’ultima parte di stagione fino a 2,37 infatti dopo 21 giornate aveva 56 punti contro i 54 di questa Inter. Allora si parlava di campionato chiuso (l’Inter, seconda, era a -13) e scudetto già vinto mentre ora i nerazzurri devono penare. Merito di una Juventus che può dire lo stesso: anche Allegri veleggia infatti ad un ritmo che di solito vale il titolo - nell’era dei tre punti solo in quattro hanno trionfato con più di 2,41 punti a partita.
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È uno scontro tra due formazioni irraggiungibili. Un campionato nel campionato. E il bello è che sono due mondi opposti che si attraggono e si osservano. Stanno infatti assorbendo qualcosa l’uno dall’altro. L’Inter del bel gioco ha imparato a vincere le gare sporche con il minimo risultato, anche in condizioni difficili, come successo a Firenze: uno a zero con resistenza finale.
CORTO-MUSO
Era successo solo altre due volte prima in campionato contro l’Empoli e contro la Roma. La Juventus sul corto-muso ha fondato la stagione: ben 10 vittorie con un solo gol di scarto su 16 totali. Di contro, i bianconeri sono migliorati nel gioco rispetto a inizio stagione, prendendo spunto dall’Inter per alcuni meccanismi del 3-5-2 contemporaneo. Se è vero che i campionati in Italia si vincono con la miglior difesa (è andata così in 23 degli ultimi 34 campionati, per una percentuale del 68%), entrambe sono capaci di trionfare.
L’Inter ha incassato solo 10 reti in 21 partite, la Juventus 13 in 22, e nessun’altra si avvicina (il Torino, terza difesa, ne conta 19). Copia e incolla per le partite terminate senza incassare gol: 13 a 12 per i nerazzurri. Ad entrambe basta poco per vincere perché segnare loro è quasi impossibile. La diversità vera è nella costruzione. L’Inter avvolge, la Juventus punge.
L’Inter ti lavora ai fianchi e poi colpisce, la Juventus ti dà un cazzotto quando meno te lo aspetti. Nessuna delle due tiene palla tanto per farlo, il possesso è coerente rispetto alle caratteristiche dei giocatori e al pensiero dell’allenatore: l’Inter comanda per 31’ ogni gara (sesta per possesso palla in serie A), la Juventus non va oltre i 27’ (12esima) ma entrambe producono tiri in abbondanza (16 a partita per i nerazzurri, 14 i bianconeri), se è vero che solo il Napoli ci prova di più.
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GESTIONE RISORSE
Se le spese sul mercato pendono dalla parte della Juventus (-186 milioni di saldo sui cartellini negli ultimi cinque anni contro il +5 dell’Inter), l’età media suggerisce che l’esperienza a disposizione di Inzaghi è maggiore: 28,7 anni contro 25,9. Su questo fa leva la comunicazione di Allegri, per cui l’Inter è Golia e la Juve è Davide, onde evitare altre metafore meno felici. La gestione delle risorse dei due tecnici è simile, così come lo è la composizione della rosa sui doppi ruoli: rotazioni strategiche (23 uomini utilizzati da Inzaghi, 25 da Allegri) in alcune posizioni ma la formazione-tipo è chiara e identificata da tempo e i titolari, quando presenti, hanno la precedenza. E domenica saranno tutti presenti (tranne Milik squalificato per un turno dopo l’espulsione rimediata nella partita pareggiata contro l’Empoli, Chiesa e McKennie si sono allenati in gruppo, Rabiot lo farà domani mentre l’Inter riprende oggi dopo due giorni di riposo), come è giusto che sia per una sfida-scudetto.