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Jannik Sinner e le tasse, l'affondo di Aldo Cazzullo: "Se la valutazione è morale..."

 Aldo Cazzullo  

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C'è chi si sfila dal coro che incensa Jannik Sinner: si tratta di Aldo Cazzullo, vicedirettore del Corriere della Sera, che spiega la sua posizione nella rubrica delle lettere che cura sul quotidiano di Via Solferino. Rispondendo a un lettore, Cazzullo scrive: "Se il nostro Jannik Sinner decidesse di riportare il domicilio fiscale in Italia, diventerei subito un suo tifoso. Un gesto simile avrebbe un valore simbolico enorme, superiore a quello di tante misure governative a favore del recupero fiscale".

Nel mirino il fatto che il tennista abbia la residenza a Montecarlo, così come moltissimi altri tennisti e sportivi che, per la natura delle loro discipline, si trovano sempre in giro per il mondo (si pensi anche ai piloti di Formula 1). Nulla di illecito, bene sottolinearlo. Ma la scelta, con discreta evidenza, non piace a Cazzullo, che sceglie di sfilarsi dal coro di elogi dopo il leggendario trionfo dell'altoatesino agli Australian Open, dopo la clamorosa rimonta nella finale contro Daniil Medvedev.

"In 53 anni, non ricordo un evento sportivo che abbia suscitato un’ondata di retorica più alta della vittoria di Sinner a Melbourne. Neppure il Mondiale del 1982 - riprende Cazzullo -. Non sono in discussione la sua impresa sportiva, né il suo eccezionale talento, che ci rincuora e ci dà speranza. Trovo invece discutibili sia la tempesta di melassa dei politici, nessuno escluso, sui social, sia certi titoli: Il volto migliore del nostro Paese, orgoglio italiano, i grandi valori, il suo esempio aiuta la società”, rimarca.

 

Dunque argomenta ulteriormente la sua critica: "Perché se la valutazione non è sportiva, ma morale, allora il fatto che il nuovo portabandiera dello sport italiano abbia la residenza fiscale a Montecarlo, e quindi non contribuisca alla sanità, alla scuola, alla sicurezza, alle molte esigenze della comunità nazionale che rappresenta, dovrebbe farci dubitare non tanto di Sinner, quanto di noi stessi. Un popolo che in fondo si disprezza", conclude Aldo Cazzullo con una frase molto forte.

 

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