Adriano Panatta tombale: "Sinner e Djokovic? Si chiamano demoni"
Una seduta di psicanalisi per Nole Djokovic. Questo sembra "La telefonata", il podcast di Il tennis italiano che vede protagonisti Adriano Panatta e Paolo Bertolucci. I due eroi del tennis azzurro degli Anni Settanta commentano con entusiasmo l'impresa di Jannik Sinner agli Australian Open, capace di travolgere il serbo e conquistare la finale che domenica giocherà contro il russo Daniil Medvedev.
"Stanotte mi sono svegliato alle 4 senza mettere la sveglia - attacca Panatta -. Non c'era match, lo stava massacrando. Dopo i primi 2 set facili mi sono riappisolato perché pensavo finisse abbastanza presto visto come giocavano tutti e due. Poi mi sono svegliato per il quarto. Posso dichiarare ufficialmente che ormai Sinner è più forte di Djokovic. Tira più forte, serve meglio, di testa è più forte perché l'altro ormai si spazientisce. E' di un'altra categoria, dai, secondo me nei prossimi anni non so quanti Slam vincerà questo ragazzo".
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"Nei primi due set ho visto un Djokovic lento e falloso, quasi gli fossero arrivati tutti insieme i suoi 36 anni - aggiunge Bertolucci -, e soprattutto secondo me gli è rimasta dentro la Coppa Davis, quei match point della sconfitta di Torino...". "Paolo, si chiamano demoni. Lui lo tema, sa che probabilmente perde. Lui lo sa, noi siamo stati giocatori tutta la vita e sapevamo benissimo contro chi non si vinceva. La cosa incredibile di Sinner, al di là della vittoria straordinaria, è che al quarto set dopo aver perso un match point al terzo non ci ha proprio pensato, non gliene fregava niente di avere davanti uno che ha vinto 100mila Slam. Si è messo lì come un treno e lo ha preso a pallate".
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In finale il 22enne di San Candido giocherà contro Medvedev, che ha superato Zverev al quinto set dopo essere stato sotto 2-0. "Mi sono tolto lo sfizio di vedere la partita - ironizza Panatta -, andavano 30 km all'ora in meno di Sinner-Djokovic, è proprio un'altra categoria. Sembrava la Coppa Croce di seconda categoria".
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