Ferrari, cambio di rotta: ora corre in barca a vela
La Ferrari sbarca fra le onde con un inedito progetto di bolide dei mari, ma la notizia che più interessa i sostenitori del Cavallino è il rinnovo del contratto di Charlers Leclerc e la sicurezza di avere al volante un possibile campione del mondo, posto che gli si fornisca un mezzo adeguato alle sue capacità e un box che gli conceda serenità, togliendogli la pressione e l’ansia da prestazione che lo ha costretto spesso a portare la macchina e se stesso oltre il limite e schiantarsi nell’errore.
Alla fine, per chi vede “rosso”, il giocattolone da ricchi che sta allestendo Maranello, su input di John Elkann, oltre all’appeal ridotto a un mondo di nicchia rischia di interessare quasi zero alla gran parte dei comuni mortali, coloro i quali la Ferrari la concepiscono come quel sogno a motore che sfreccia sull’asfalto e non altro. E che, non vincendo il mondiale Piloti dall’era geologica 2007 (Raikkonen), ogni anno riserva promesse tristemente smentite dalle magre figure rimediate nei Gran Premi. Ma forse dovranno farsene una ragione perché in azienda evidentemente più che a battere la Red Bull si pensa ad andare a vedere dove finisce il mare...
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La nuova imbarcazione, da road map pronto nel 2025, si dice sarà un 100 piedi (30,48 metri), full foil (cioè con i “baffoni” che gli consentono di volare letteralmente sull’acqua), probabilmente si baserà su stampi Persico e sarà assemblato in un cantiere a Pisa, tanto che fra gli addetti ai lavori e fra i fornitori si sapeva già cosa bolliva in pentola. Venti milioni (ma è una stima) è l’investimento ipotizzato, che non sarà certo un togliere risorse alla F1 (vige il budget cap ormai ridotto a circa 130 milioni, ben lontano del mezzo miliardo dei tempi che furono). Dalle corse potrebbe esserci un naturale e fisiologico travaso di conoscenze e applicazioni tecniche e, a parte il marchio, la colorazione e il Cavallino Rampante, i punti di contatto con la F1 potrebbero non essere molti di più. Promettono che sarà un concentrato di tecnologia «strabiliante», magari riscriverà il mondo della navigazione: speriamo che vada più forte delle ultime Ferrari...
«Sarà una barca come non si era mai vista», esclama l’entusiasta Giovanni Soldini, capo progetto della barca a vela, «sarà uno scafo molto veloce ed efficiente in mare ma anche molto poco impattante dal punto di vista energetico». All’orizzonte non sono previste (non ancora) competizioni, regate o America’s Cup. La “barca che prima non c’era” gareggerà contro se stessa, contro il tempo, contro gli elementi, sarà destinata a puntare la prua là dove altri fanno inversione di rotta, sarà la creatura marina concepita per scrivere nuovi record, nel rinnovamento di una tradizione molto italiana che riporta all’epoca fiammeggiante del secolo scorso, quando eroi e macchine erano tutt’uno, quando dall’aeronautica ai motori tout court l’afflato dei progettisti e dei folli collaudatori si sublimava nel vedere dove si poteva arrivare con quei mezzi avveneristici (anche ottimistici) che venivano partoriti dagli studi di progettazione, e in parte dall’istinto.
Lo stesso Enzo Ferrari, nel 1953, si adoperò in prima persona affinché la Scuderia collaborasse all’Idroplano Arno XI (classe 800 kg), fece modificare il già potente motore V12 e con Achille Castoldi ai comandi raggiunse la velocità massima di 150,49 miglia orarie (242,70 km/h), record che è ancora oggi imbattuto. L’Arno XI resta l’unica imbarcazione ad essere stata ufficialmente motorizzata dalla Casa modenese, il nuovo progetto si inserisce nello stesso filone avanguardistico per andare a caccia di primati. E anche, of course, per soddisfare la passione (e l’ego) di Casa Agnelli: il precedente si chiama “Stealth”, barca avveneristica voluta a metà Anni 90 dall’Avvocato. Per questo tipo di sfide pionieristiche non c’era altra figura da chiamare a bordo che Soldini, una vita spesa nel cercare di infrangere i primati delle principali regate/imprese del mondo. A quanto pare gliene manca uno, il più prestigioso e suggestivo, il Trofeo Jules Verne, che non è altro che il premio per chi circumnaviga il mondo a vela più velocemente: 21.600 miglia da percorrere pregando di avere sempre vento in poppa, in meno di quei 40 giorni 23 ore e 30 minuti impiegati nel 2017 da Francis Joyon. Chissà, forse Soldini ci proverà, e chiamerà la nuova Ferrari “Nautilus”...
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