Jannik Sinner ribalta arbitri e Var: il suo "metodo", una rivoluzione in Serie A
E se fosse Jannik Sinner a salvare gli arbitri italiani, travolti ancora una volta (e forse mai come quest'anno) da veleni, sospetti, polemiche e addirittura minacce di morte? "Non siamo più disposti ad accettare tutto: in Europa chi assume certi comportamenti paga e paga molto caro, chiediamo che sia così anche da noi…", ha avvertito venerdì il designatore dei direttori di gara Gianluca Rocchi, più infuriato e che amareggiato, a proposito del clima di intimidazione perenne in cui vivono le ex giacchette nere.
Paradossalmente, il Var (pur con "soli" 8 errori riconosciuti a fronte di 78 interventi corretti dall'inizio della stagione) sembra più un problema che una risorsa, proprio per i dubbi sollevati per il mancato utilizzo del supporto tecnologico o una sua discutibile interpretazione. Gli ultimi casi in Coppa Italia, con gli attacchi violentissimi di Mourinho contro Orsato in Roma-Lazio e Gasperini contro Di Bello in Milan-Atalanta hanno aggiunto ulteriore tensione.
"Non lo accettiamo più". Arbitri e Var, la bomba di Gianluca Rocchi
"Il futuro deve essere dei giovani, in Europa è già così: siamo all’anno uno, qualche errore lo abbiamo messo in preventivo", ha spiegato Rocchi difendendo il nuovo corso degli arbitri. "Entrare in sala Var - suggerisce La Stampa - è il racconto di qualcosa di diverso perché non c’è il feeling con lo stadio, l’ambiente è asettico, la gestione dello stress particolare: il metodo Sinner è l’assist per andare a punti e far sì che anche i meno esperti entrino in partita". Il riferimento è al Mental Economy Training che prepara gli arbitri addetti al Var ad "allenare la mente, affinare la concentrazione, controllare l’ansia".
Una metodologia ben nota in Formula 1, con il pilota della Ferrari Charles Leclerc, e appunto nel tennis perché adottata anche da Sinner, il fenomeno della nostra racchetta in clamorosa ascesa. Un esempio di questo speciale allenamento psicofisico? Mettere ordine ai numeri da 1 a 100 davanti a un computer, con sensori che rilevano il livello di stress dell'arbitro "testato". L'obiettivo è decidere in una frazione di secondo, mantenendo calma e sangue freddo. Quelle che spesso mancano agli altri protagonisti del mondo del calcio.