Lazio-Roma, il derby è una guerra: estasi-Zaccagni per i biancocelesti, maxi-rissa nel recupero
Come nella finale del 2013 e nella doppia semifinale del 2017. La Lazio butta giù dal sogno Coppa Italia la Roma che per la quinta volta consecutiva finisce fuori dalla competizione nazionale non andando oltre i quarti di finale. Decide il rigore di Zaccagni al 51' ma soprattutto la migliore vigoria fisica e mentale dei biancocelesti di Sarri che festeggia così i suoi 65 anni regalando alla formazione biancoceleste la possibilità di giocarsi l'accesso in finale contro la vincente della sfida di domani tra Juventus e Frosinone e raddrizzare così una stagione iniziata in maniera incolore. Per la Roma un ko che fa male, le cui scorie si potrarranno per mesi. I giallorossi arrivavano a questa sfida peggio dal punto dei vista dei numeri e il passaggio del turno sarebbe servito non solo per calmare gli animi ma anche per scolorire in parte i doppi ko subiti negli ultimi undici anni. Ma con un Dybala a mezzo servizio, uscito al termine del primo tempo per l'ennesimo problema fisico, e un Lukaku troppo isolato servito solo nei minuti finali della disperazione, la squadra di Mou ha fatto troppo poco per poter prendersi il derby.
Dal punto di vista tattico nessuna sorpresa, gli allenatori hanno fatto scelte quasi obbligate con Kristensen centrale di destra nella Roma mentre la Lazio, che si schiera a zona, si affida in porta a Mandas al posto di Provedel lasciando Luis Alberto in panchina e Immobile in tribuna. Niente studio iniziale, si parte con grande intensità ma con poco costrutto. Bastano infatti pochi minuti per intuire quanto ad emergere è più la paura di non prendere gol che tentare azioni rischiose. I biancocelesti sono protagonisti del primo spunto offensivo con Zaccagni in velocità che arriva al cross e Huijsen pronta a liberare l'area con un intervento provvidenziale. Al 14' prova ad accendersi Dybala che supera Cataldi e si guadagna un calcio di punizione non sfruttato con pallone sulla barriera. La partita si fa sempre più fisica e tattica, diversi i falli legati anche ad una certa tensione, nervosismo che attanaglia le squadre. Mancini da una parte e Romagnoli dall'altra emergono per attenzione, e lucidità negli interventi tenendo salde le rispettive squadre che faticano in attacco a dare segnali di vitalità. Nella Roma c'è poca profondità con Lukaku troppo isolato. Probabilmente Mou non vuole offrire spunti di riferimento alla Lazio, più rapida e veloce nel fraseggio fino alla trequarti (Felipe Anderson taglia la presenza record consecutiva numero 125 con la maglia biancoceleste) ma poco incisiva nella costruzione degli ultimi passaggi. Nei primi 45' minuti solo tanta paura in campo, voglia di non prendere gol mentre a livello di costruzione è mancato tutto.
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Nella ripresa la prima mossa è di Mou costretto a sostituire Dybala, uscito dal campo nell'intervallo con un fastidio muscolare, con Lorenzo Pellegrini per rinforzare il centrocampo. Ma ad iniziare subito con un piglio diverso è la Lazio. Felipe Anderson si invola sulla fascia destra e lascia partire un cross perfetto per Vecino che anticipa Mancini e conclude verso la porta: reattivo Rui Patricio che evita un gol che sembrava certo. E' un chiaro campanello di allarme per la Roma, in difficoltà nel contenere la spinta della Lazio che sblocca il match al 51 su rigore: fallo di Huijsen su castellanos, l'arbitro Oorsato viene richiamato al var e fischia il penalty che Zaccagni trasforma in maniera impeccabile. La rete fa saltare gli equilibri, la Roma sotto choc subisce il vigore dei biancocelseti che sfiorano nuovamente la rete con Vecino. Ancora una volta decisivo Rui Patricio che ipnotizza il centrocampista uruguaiano ma è una Lazio indemoniata spinta da un Vecino totalmente dentro la manovra offensiva. Il centrocampista viene innescato nuovamente da Felipe Anderson concludendo di prima intenzione di destro non riuscendo però ad inquadrare la porta. Mourinho prova a correre ai ripari, sostituisce Karsdorp per Azmoun e Zalewski per Spinazzola, Sarri risponde con Rovella al posto di Cataldi, Luca Pellegrini per Lazzari e Pedro per Zaccagni.
La Roma tenta di aumentare la sua spinta offensiva ma fa terribilmente fatica a fare gioco non riuscendo a trovare gli spunti per concludere in porta. Mou allora getta nella mischia anche El Shaarawy al posto di Bove che nell'uscire dal campo viene colpito da una bottiglia di birra sul collo lanciata dalla tribuna. Sarri replica con Isaksen al posto di Castellanos. E' una sfida tutta di nervi. La Roam si sveglia negli ultimi minuti con l'ingresso in campo di Belotti per Huijsen: Mandas all'86' è decisivo nel respingere in due tempi un tiro del 'Gallo' ed evitare ulteriori pericoli disinnescando l'intervento di Lorenzo Pellegrini. E' una Roma arrembante che chiude la Lazio nella propria metà campo. Finale da far west con tre cartellini rosso a Pedro preso per il collo da Paredes, Azmoun e mancini. Lukaku nel finale si inventa un pezzo di bravura, di petto controlla e si gira in rovesciata calciando sopra la traversa. Palla alta e aggancio mancato.ò Il derby di Coppa Italia parla è ancora una volta a tinte biancocelesti. La Roma sprofonda, la Lazio sogna con il presidente Lotito che scende in campo per complimentarsi con i giocatori in festa sotto la curva Nord dopo un derby da battaglia durato oltre 110'.